Tempo di Uccidere by Ennio Flaiano

Tempo di Uccidere by Ennio Flaiano

autore:Ennio Flaiano [Flaiano, Ennio]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-21T05:02:11+00:00


IL DADO E LA VITE

IL giorno dopo ero a Massaua. Il piroscafo sarebbe partito

“a notte alta; era attraccato alla banchina principale e vedevo”

il suo nome a Ictterc bianche dipinte di fresco. « Forse riuscirò », pensai. Dcvevo imbarcarmi, ma soprattutto non lasciarmi prendere. Ripetei più volte a me stesso queste frase.

Era possibile capire qualcosa, con quel caldo, senza prima ripeterselo più v olte ? Una vuota apatia mi stava conqui-stando e stetti lì fermo più di un’ora a considerare la triste situazione in cui mi ero cacciato. La licenza era un tranello. M avrebbero preso a bordo o allo sbarco, a Napoli.

Ma dovevo egualmente imbarcarmi e nascondermi, pagan-do qualche complicità tra il personale di bordo. Dovevo arrivare a Napoli.

Non lasciarsi prendere. Ricordavo la mia partenza dal campo, di notte, la sosta davanti alla baracca del dottore.

“Là era il dottore; nel suo boschetto di eucalyptus, addor-”

mentato nella branda, i giornali sparsi a terra e la macchina per il caffè sul tavolo. Forse aveva la rivoltella sotto il cuscino, e forse vegliava pensando a me. Pensava a me, senz’altro. Con pietà, ma anche indignandosi per il mio tentativo di ucciderlo. E non avrebbe mai saputo ch’ero stato a quattro passi da lui, più di un’ora, tentato di ucciderlo davvero. Ma che v antaggio ne avrei tratto ? Fatta la denuncia, egli aveva perduto ogni importanza, s’era salva-

“to; se l’avessi ucciso sarebbe stata una sciocca vendetta, altre”

imputazioni e sempre un minor numero di complici. Eppure, avevo esitato ad allontanarmi, pensando: « Se la sua pigrizia fosse stata così forte da consigliargli di rimandare la denuncia a domani ? » No, non dovevo illudermi a tal punto sulla pigrizia di un medico. « E allora », avevo detto, « dorma in pace quest’amico dottore che muove la testa così a sproposito. »

All’alba avevo fermato un camion, dopo aver camminato tutta notte attraverso i campi. E, trascorsa qualche ora, avevo sentito l’alito caldo e salato del mare. « il mare? »

« Sì, è il mare », aveva risposto il conducente. Tutte le mie irragionevoli speranze s’erano destate ed ero giunto a Massaua canterellando. Ora la città evaporava e il piroscafo era lì pronto, con il nome dipinto di fresco, ma non da-va segno di vita. Spirava anzi quell’aria di abbandono che fa presagire un ritardo della partenza, o addirittura nessuna partenza. Sapevo invece che sarebbe partito a notte alta.

Salii la scaletta e mi trovai sulla passeggiata. C era un buon odore di vernicc- calda e niente altro, non più quel fiato impercettibile che a volte le cose esalavano sulla terra, attorno a me. Vernice calda, la buona, cara vernice calda delle barche esposte al sole, un odore che mi stordì di fiducia. Mi addentrai nel salone e qui l’aria era più calda, ma intima. Guardai un divano e mi parve la cosa più nuova del mondo. C’erano anche molte poltrone e, su un tavolo, un vassoio con tre bicchieri di cristallo. Ne presi uno: era un bicchlere alto, leggero e, quando lo toccai con un’un-ghia, mandò un suono che non sentivo da molto tempo, un suono festivo, pieno di promesse.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.