Tempo rubato. Sulle tracce di una rivoluzione possibile tra vita, lavoro e società by Simone Fana

autore:Simone Fana [Simone Fana]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788829508525
editore: Imprimatur
pubblicato: 2018-09-11T22:00:00+00:00

Tabella 5. Fonte: elaborazione su dati Ocse.

Si è determinata una situazione di evidente segmentazione del mercato del lavoro e di dualizzazione della struttura produttiva, che vede un controllo marcato delle imprese sui margini di variabilità dell’orario di lavoro in corrispondenza del ciclo economico. La crescita dei lavori precari e dell’incidenza di questi sul totale dell’occupazione è conseguenza dell’uso ciclico del fattore lavoro. L’aggiunta di quantità di lavoro risponde quindi alle aspettative di crescita del prodotto nazionale e segue la variabilità del ciclo del prodotto. La possibilità del sistema delle imprese di controllare esclusivamente gli effetti del ciclo genera una situazione di squilibro nella distribuzione e redistribuzione del fattore lavoro. Un dato che si collega alla distribuzione dell’occupazione per settore produttivo, che vede una riduzione del peso dei comparti generatori di maggior valore aggiunto (come l’industria) a favore di una concentrazione dell’occupazione in settori a bassa produttività (servizi), in cui i livelli di produzione dipendono dall’intensità nell’utilizzo del fattore lavoro. Alcune cifre rendono l’idea del processo in corso: tra il 2008 e il 2016 la caduta dell’input di lavoro in termini di ore lavorate ha riguardato per il 7 per cento la pubblica amministrazione, per il 28,5 per cento il settore delle costruzioni e per quasi il 19 per cento l’industria in senso stretto.64

L’assenza di un intervento dello Stato e della contrattazione collettiva nel determinare i margini di impiego della forza lavoro sul complesso dell’economia indebolisce i meccanismi di riequilibro generale, favorendo una pronunciata segmentazione della forza lavoro. Infatti, la compresenza di un livello di disoccupazione che coinvolge tre milioni di persone e una crescita costante del lavoro precario e sottopagato generano una condizione di fragilità delle rivendicazioni sindacali. La minaccia di perdere il posto di lavoro a favore di una massa di disoccupati e sottoccupati pronti a tutto pur di rientrare nel mercato del lavoro alimenta una concorrenza al ribasso nelle condizioni salariali e nella sicurezza del posto di lavoro.

È in questa congiuntura dei rapporti di forza tra capitale e lavoro che si consolida la crescita delle forme di lavoro temporaneo e precario. Serve a questo proposito ricordare che la riforma del mercato del lavoro, nota come Jobs Act, ha accelerato questa dinamica. In particolare il decreto Poletti del 2014, liberalizzando il contratto a termine, ha avuto un impatto decisivo nell’esplosione dei contratti di breve durata. La scelta di intervenire unicamente sul lato dell’offerta, con misure di liberalizzazione del mercato del lavoro e di riduzione dei costi sui licenziamenti ha disincentivato le imprese nel ricercare nella dinamica profitto/investimento la leva per accrescere i livelli di competitività.

La facoltà di agire sulla riduzione dei costi di produzione, scaricando il rischio degli investimenti sul mercato del lavoro, ha consentito di eludere i problemi strutturali che affliggono il sistema produttivo italiano. Come risulta dalle ultime statistiche Istat65 la dinamica della produttività è strettamente collegata anche alla struttura dimensionale delle nostre imprese. La scarsa dotazione di grandi imprese, capaci (in teoria) di generare economie di scala e di pianificare investimenti a medio raggio costituisce un freno alla competitività dell’economia italiana.

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