Tempo senza tempo by AA.VV

Tempo senza tempo by AA.VV

autore:AA.VV [AA.VV]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-07-10T06:48:01+00:00


tranquillamente intascare.

Questo sì, lo capivo bene; questo sì capitava tutti i giorni nel mio piccolo

mondo, il mondo del Club popolato da gente che ha solo due aspirazioni:

arraffare e godersela, e che adesso era lì a scialare il 'bottino ai tavolini,

aspettando che io la divertissi. E così feci infatti. Scodellai loro uno dei miei

monologhi, nei quali è sottinteso che noi siamo in principio, che so inserire in

tutte le mie storielle, capaci di tranquillizzarli sul fatto che i più dritti, i più sicuri

di sé, i veramente superiori a una povera realtà di stolti conformisti, sono

soltanto loro. E calò il sipario. Quello del mio numero, almeno. Mi inchinai, mi

congedai e uscii dal Club.

Avevo finalmente una meta; una doverosa meta: raggiungere lo studio di

Sarah, trovare George e farmi spiegare tutta la faccenda. E, nel caso fosse stato

ancora sbronzo, avrei provveduto a renderlo di nuovo sobrio, in condizioni di

prendere il largo. Per prima cosa avrei dovuto tirarlo fuori di lì, però.

Come sempre, giorno e notte, quel portone era aperto; e come sempre,

androne e tromba delle scale erano al buio, perché si erano fulminate le

lampadine; ma da sotto la porta dello studio si vedeva trapelare un filo di luce.

Mi conveniva bussare, pensai. Date le circostanze, sarebbe stato da

gentiluomini. Solo che in quelle circostanze, mi venne del tutto naturale di

dimenticare d'essere un gentiluomo.

Tali circostanze erano rappresentate dal fatto che salire le scale brancolando

nell'oscurità mi metteva la paura in corpo. Paura in quanto nelle tenebre si

stenta a ricordare tutte quelle definizioni, come fantasie, allucinazioni,

impressioni eccetera, che ci servono per razionalizzare e debellare i nostri

timori più riposti. E in quanto riesce invece anche troppo facile accettare i

ricordi di atavici pericoli, di atavici miti: vita aliena che sale dal profondo della

Terra o piomba giù dalle remote stelle; vita che di noi si nutre; ci si aggrappa

addosso per sfamarsi e dissetare miriadi di mostruose fauci…

Insomma, non bussai. Entrai addirittura nello studio. E Sarah non fece alcuna

rimostranza. Restò semplicemente piantata davanti al cavalletto, e seguitò a

dipingere.

A quanto sembrava stava ormai dipingendo da un po' di tempo, e dubito che si

fosse effettivamente resa conto del mio ingresso. Poteva anche darsi che non si

sarebbe mai più resa conto della presenza d'altre persone accanto a lei. No, non

era né ubriaca né sotto shock. Semplicemente, i suoi movimenti avevano la

rigidità e gli scatti che caratterizzano i sintomi della catatonia e teneva fisso sulla

tela lo sguardo degli occhi vitrei.

Stava facendo il ritratto al panda rosa, naturalmente, ma non si era data la

pena di prendere il pupazzo a modello. Infatti il suo panda era un'enorme figura

dai contorni grottescamente distorti, stipata dentro l'intera tela. No, niente

cubismo, surrealismo o astrattismo che sia. Lei si era limitata ad aggiungere e

alterare, così che il panda era ridotto a un povero mostro che aveva un unico

occhio fiammeggiante; era un grottesco ibrido, frutto del connubio tra un

orsacchiotto di peluche e un ciclope. E non era neanche più un panda rosa; era

tutto rosso e pesanti pennellate di colore si erano già indurite in chiazze

nerastre.

Ogni tanto, Sarah si chinava sul sofà che aveva accanto per intingere



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