Termini della politica vol. 1 by Termini della politica vol. 1

Termini della politica vol. 1 by Termini della politica vol. 1

autore:Termini della politica vol. 1 [LDB]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Mimesis
pubblicato: 2018-10-19T10:53:47+00:00


Libertà e immunità

1. Prima di arrivare direttamente al tema della libertà – nel suo rapporto con la comunità – vorrei partire da una considerazione più di fondo che investe l’intero lessico della politica: vale a dire la crescente difficoltà di quest’ultimo a significare il proprio oggetto, la vera e propria barriera che sembra essersi elevata tra linguaggio e politica. E come se la politica si sottraesse al linguaggio o come se il linguaggio non avesse più parole per nominare la politica. Già negli anni Trenta di questo secolo, Simone Weil scriveva: “Possiamo prendere tutti i termini, tutte le espressioni del nostro vocabolario politico, e aprirli; al loro interno troveremo il vuoto” (S. Weil, 1992, p. 111). Perché questa sensazione di vuoto? Questo vero e proprio prosciugamento del vocabolario politico? Questa afasia progressiva ed apparentemente inarrestabile? Naturalmente si potrebbero chiamare in causa le trasformazioni repentine che hanno sconvolto lo scenario internazionale nell’ultimo decennio rendendo obsoleto il quadro categoriale precedente – così come era appunto accaduto tra gli anni Venti e Trenta, sia pure all’interno di un orizzonte geopolitico assai diverso dal nostro. Ciò che allora si formava, letteralmente sventrando il lessico politico anteriore alla crisi, adesso esplode o implode con analoghi effetti di disorientamento linguistico.

Ma io credo che ci sia qualcosa di più dietro e dentro questa afasia politica. Una dinamica di più lungo periodo che concerne in ultima analisi l’intera filosofia politica moderna – e più precisamente il suo carattere costitutivamente metafisico, in un senso non lontano da quello che Heidegger attribuiva a questa espressione allorché tentava una decostruzione della tradizione filosofica occidentale. Senza poter allargare il discorso ad una valutazione di quel tentativo, certo problematico e contraddittorio, diciamo che l’elemento metafisico della filosofia politica moderna, ciò che minaccia di chiuderla in una traiettoria circolare e senza sbocco, consiste in primo luogo nella sovrapposizione, che essa presuppone, tra la sfera del significato e quella del senso. Nella sua tendenza a ridurre l’orizzonte di senso delle grandi parole della tradizione politica al loro significato più immediato e manifesto. E come se la filosofia si limitasse ad un approccio frontale, diretto, rispetto alle categorie della politica. Fosse, cioè, incapace di interrogarle in maniera obliqua, di coglierle alle spalle, di risalire alla loro falda retrostante – allo spazio del loro impensato. Ogni concetto politico ha una parte illuminata, immediatamente visibile, ma anche una zona scura, un cono d’ombra dal quale solamente scaturisce per contrasto quella luce. Ora si può dire che la filosofia politica contemporanea – soprattutto quella di derivazione analitica – abbagliata da tale luce, perda completamente di vista la zona d’ombra che circonda, o taglia, i concetti politici costituendone l’orizzonte di senso in una forma per nulla coincidente con il loro significato manifesto. Perché mentre il significato manifesto dei concetti politici è sempre univoco, monolineare, in sé concluso, il loro sfondo di senso è più complesso, spesso contraddittorio, capace di contenere elementi reciprocamente contrapposti, caratteri antinomici, un vero e proprio conflitto per la conquista della significazione più pregnante. Se ci riflettiamo



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