Terroni by Pino Aprile

Terroni by Pino Aprile

autore:Pino Aprile [Aprile, Pino]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788868366063
editore: Piemme
pubblicato: 2013-10-28T23:00:00+00:00


Ricordavo, in proposito, una cosa di Gaetano Salvemini, più di mezzo secolo prima. Aveva proprio ragione Piero Gobetti, su di lui: «Un genio». E, verrebbe da dire, veggente. Eccola quella frase, scritta prima che nascessero molti autori della scellerata normativa leghista-tremontiana: «Le leggi "speciali" sono sterili inganni. Per un privilegio che otterrete a qualche angoletto del Mezzogiorno, vi sarà altrove chi penserà a ottenere per sé, con braccia più lunghe e con spirito più energico, favori ben più grandi».

E questo il vantaggio del fare tutto, per il Sud, tranne l'essenziale: cosa gli manca, per rendere aziende e territorio competitivi? Strade, ferrovie, energia di costi ed efficienza pari al resto del paese, collegamenti veloci con i porti (to', me ne sono accorto pure io!). Insomma, infrastrutture: ce n'è dal 30 al 60 per cento in meno, dice l'unico (ex) presidente meridionale di Confindustria, Antonio D'Amato. Ma "invece" di fare quel che manca, si "indennizza" il Sud per quel che manca, varando, di volta in volta, contratti d'area, patti territoriali, prestiti d'onore, sgravi fiscali, borse lavoro, leggi per imprenditorialità giovanile...

Le strade, i porti, le ferrovie non sono trasferibili: fatti nel Mezzogiorno, ci restano; e lo mettono in condizione di collegarsi decentemente (e, per il Nord, pericolosamente) con i mercati. Meglio se ogni aiuto al Sud per recuperare il ritardo sia concepito in modo che, presto o... prima, possa essere esteso al Nord, "per giustizia"; con il risultato di continuare a favorire chi è già avanti. La legge sull'imprenditoria giovanile meridionale, per dire, si era mostrata utile. Ma estesa al resto del paese (favorito già da reti produttiva, infrastrutturale, economica imparagonabili), leva dalla competizione proprio chi è in svantaggio. Un esempio persino comico si ha quando Tremonti annuncia di voler creare la Banca del Sud. Subito, a nome delle aziende settentrionali in difficoltà, il responsabile della rete "Imprese-che-resistono" gli chiede di «costituire anche la Banca del Nord». Trascurando che tutte, ma proprio tutte le banche italiane sono del Nord, al più Centro-Nord; e neanche una del Sud, sola macroregione europea, dall'Islanda agli tirali, a esserne priva. Che fai, gli rispondi pure? Gli dici che già nel 2003 ci si lamentava che il 98 per cento delle erogazioni ordinarie delle Fondazioni bancarie finiva nelle 12 regioni del Centro-Nord e solo il 2 per cento nelle 8 del Sud?

Si può dire «che ogni contributo deciso dalla politica andrà sostanzialmente a sostenere il Nord» scrive Floris, Separati in patria. «Aiuti le imprese? Le trovi a Nord. Dai un impulso ai consumi e aumenti il reddito disponibile delle famiglie? Se ne giovano le imprese, e quindi il Settentrione. Se poi si considera che molti di questi sostegni verranno finanziati con i fondi per le aree più deboli che le regioni meridionali non riescono a utilizzare, ci troviamo di nuovo a vedere nuotare il denaro controcorrente.»

È sempre stato così (nel 1996, si scoprì che la banca nata per aiutare lo sviluppo del Sud, l'Isveimer, finanziava la Fininvest di Berlusconi, con quattrocentocinquanta miliardi); la differenza, al passaggio di millennio,



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