The Eyes of Hope by unknow

The Eyes of Hope by unknow

autore:unknow
La lingua: eng
Format: epub
Amazon: B074CFW5VP
pubblicato: 2018-02-17T23:00:00+00:00


Capitolo 18 (Maya)

Sto radunando i bambini in una fila ordinata, mentre attendiamo il suono della campanella. Klara mi raggiunge all’ingresso insieme alla sua classe di piccole pesti. Ha un sorriso raggiante da quando si è fidanzata ufficialmente col suo compagno e sfoggia sempre il suo solitario con tale disinvoltura da far quasi invidia. Negli ultimi giorni, ogni coppia felice che passeggia mano nella mano o mangia in qualche piccolo ristorante a lume di candela o parla di matrimonio e prossimo allargamento della famiglia, mi fa pensare a Nate. E non a un qualsivoglia uomo che vorrei facesse parte della mia quotidianità, né tanto meno a tutte le giornate passate con il mio ex; ma solo ed esclusivamente quegli attimi fugaci, intensi e unici passati con Nate. Sono trascorsi cinque giorni da quando abbiamo discusso. L’unico posto dove posso vederlo, dove ho la certezza di trovarlo, è all’officina di Berto. Eppure, a distanza di una settimana dall’ultima volta in cui ci siamo parlati, non sono mai passata da quella stradina. Vorrei davvero sapere come sta, dove dorme, cosa mangia, dove si ripara quando piove; vorrei saperlo, lo ammetto, ma se non sarà lui a tornare indietro sui suoi passi, a chiedermi scusa, più a se stesso che alla sottoscritta, io non muoverò un solo muscolo nella sua direzione.

La campanella suona alle quattordici in punto e tutti i bambini, euforici, escono dalla scuola mano nella mano. I genitori ci attendono raggianti al cancelletto verde dell’edificio, mentre il piccolo Thomas stringe forte la mia mano. So che sarà l’ultimo ad attendere la sua famiglia, per questo lo tengo con me e aspettiamo sempre insieme l’arrivo dei suoi genitori.

«Io vado, allora. Un pomeriggio di questi vieni a trovarmi. Mi farebbe piacere offrirti qualcosa da bere per fare due chiacchiere» esclama la mia collega, baciandomi con affetto sulla guancia. È così adorabile avvolta in quel cappottino leggero. Anche se siamo quasi alla fine di aprile, l’aria è ancora abbastanza fresca.

«Oggi viene papà a plendelmi» parlotta il piccolo Thomas.

Accarezzo la sua testolina riccioluta. Per fortuna l’attesa non si protrae a lungo, quando vedo il signor Werner venirci incontro.

«Scusate il ritardo» ansima a corto di fiato, dopo che sembra aver corso una gara podistica. È vestito di tutto punto, con una camicia azzurra e una cravatta di un blu intenso, mentre porta con sé una valigetta marrone. Chissà di cosa si occupa. Ha gli stessi capelli ramati del figlio e due piccoli occhi verdi che risplendono di più sotto la luce del sole.

Thomas si fionda tra le sue braccia. Il padre lo afferra al volo e gli bacia la fronte.

«Grazie davvero. Mi spiace farla aspettare sempre più del dovuto. Se potessi, verrei molto prima del suono della campanella.»

«Non deve scusarsi. Lo dico sempre anche a sua moglie. Thomas è un bambino adorabile, e attendere qualche minuto in sua compagnia, non è davvero un problema.»

Il signor Werner mi sorride.

«Saluta la tua insegnante» ordina al bambino.

Thomas non se lo fa ripetere due volte. Con le sue piccole braccia paffute mi avvolge il collo, mentre io mi abbasso alla sua altezza per lasciarglielo fare.



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