The learning hours by Sara Ney

The learning hours by Sara Ney

autore:Sara Ney [Arrenditi a me - The I Surrender series vol. 2]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Hope Edizioni
pubblicato: 2019-05-28T00:00:00+00:00


***

Io: A che ora hai lezione domani?

Laurel: Dieci e un quarto. Tu?

Io: Devo essere al campus intorno a quell’ora. Vuoi che venga a prenderti domani mattina così ci andiamo a piedi insieme?

Laurel: Certo, mi piacerebbe. Vuoi che ci incontriamo fuori sul primo isolato? All’incrocio tra Dorset e Winona?

Io: No. Passo a prenderti a casa tua. 9:45?

Laurel: Sembra perfetto.

14

“La sua è una faccia su cui mi siederei.”

LAUREL

Mi controllo i capelli almeno cinque volte, passando nuovamente la mano lungo le onde sciolte per allisciarli, gettandomeli dietro la spalla quando ho fatto. Inclino la testa da un lato e dall’altro davanti allo specchio, la luce si riflette sui miei grandi orecchini a cerchio.

Aggiungo un altro strato di mascara nero. Lucidalabbra.

La mia camicia blu è a maniche lunghe e sopra indosso un giubbino. Leggings neri. Stivali alti.

Voglio sembrare carina, ma non come se mi stessi impegnando troppo, visto che Rhett non mi giudica dall’aspetto. Ho notato questo di lui: è concentrato su di me. Non sui miei capelli, o sul mio viso, o sulle mie tette.

Ma voglio comunque apparire carina, per lui.

Soddisfatta dal mio riflesso, spengo la luce uscendo dal bagno, prendo lo zaino, il telefono e gli occhiali da sole.

Mi sbottono il giubbino perché si vedano le tette.

Lo riabbottono.

Guardo il mio riflesso nello specchio accanto alla porta, mi ravvio di nuovo i capelli.

Rhett sta camminando tranquillo lungo la strada quando esco di casa, lo zaino gettato su una delle ampie spalle, la bretella stretta in una mano, l’altra infilata nella tasca dei jeans scuri e larghi.

Ha un berretto blu che gli copre i capelli ribelli, e riesco a vedere i ricci che spuntano da sotto fin dal mio portico. Il suo maglione Henley è grigio, indossato sopra una t-shirt bianca che s’intravede dalla scollatura.

Cielo, quest’uomo mi sta crescendo addosso come un rampicante.

«Buongiorno.» La sua voce è profonda, baritonale, il genere di tono basso che deriva dall’essersi appena svegliati, il tono sexy che ti fa vibrare dentro, ti scuote le spalle.

«Ciao a te.» Gli porgo la mia offerta. «Fame?»

Due frullati proteici alla vaniglia.

Rhett ne prende uno, sorpreso. «Grazie.»

«Ho anche delle bottiglie d’acqua nello zaino.»

Lui solleva le sopracciglia. «Davvero?»

«Una per te, una per me.»

Ci avviamo sotto le nubi del mattino, sopra di noi il cielo è coperto, una minaccia di pioggia imminente. Mi sposto di qualche centimetro sulla sinistra, più vicino all’imponente sagoma di Rhett.

Sfioro il suo braccio col gomito. Una volta. Due.

Lo guardo mordersi l’interno della guancia per smettere di sorridere. Per tenersi occupato, apre il frullato proteico e ne beve un lungo sorso; il suo pomo d’Adamo va su e giù mentre deglutisce, sorridendo attorno alla bottiglia. «Che lezione hai stamattina?»

«Astronomia.»

«Astronomia?»

Rido e bevo un sorso di frullato. «Già. Mi serviva un corso generale di scienze. Me la sono presa comoda al secondo anno, perciò devo seguirlo adesso.» Gli lancio un’occhiata con la coda dell’occhio, osservando il suo berretto, i capelli che gli si arricciano attorno alle orecchie. «E tu?»

Arriviamo all’incrocio, fermandoci per controllare il traffico.

«Politiche ambientali globali e negoziazione.»

«Ho strabuzzato gli occhi?» Rido. «Perché mi sembra intenso.



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