The studying hours by Sara Ney

The studying hours by Sara Ney

autore:Sara Ney [The studying hours]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Hope Edizioni
pubblicato: 2018-06-17T00:00:00+00:00


21

«Ho simulato quasi ogni singolo orgasmo che ho avuto, quindi sono abbastanza sicura di poter fingere durante questo tragico appuntamento al buio».

Sebastian

Non so come, ma mi ritrovo fuori dalla casa di Jameson, sulla strada. Sul suo vialetto. Nella sua veranda d’ingresso, a bussare. Per grazia di Dio, l’universo ha deciso di concedermi un favore, e per la prima volta nei miei anni da studente del college, le lezioni sono finite nella tarda mattinata.

L’allenamento è finito presto. Non devo lavorare.

Il pullman del team non parte fino a tardi.

Quindi eccomi qui nella veranda di Jameson, col pugno alzato per bussare.

Do qualche colpetto veloce e aspetto. Dei passi si avvicinano alla porta e io mi raddrizzo in tutta la mia altezza, incollo un sorriso sulla bocca e aspetto che il chiavistello venga fatto scivolare. La maniglia gira. La porta viene leggermente aperta e ne emerge un cinguettio eccitato.

Non è Jameson.

Il mio sorriso vacilla, ma mi riprendo velocemente. «Ehi Sydney. Come va?».

Infilo le mani nelle tasche della mia leggera giacca invernale e mi muovo sulla punta dei piedi.

«Oz! Ciao!», esclama Sydney, tutta capelli biondi, tette ed eccitazione. «Ti è arrivato il mio messaggio? Ti ho scritto!».

Già, ma dai. Dieci messaggi, tutti seccanti e senza risposta. Provo a mostrarmi sbalordito da questa rivelazione. «Mi hai scritto! Strano. Non è arrivato nessun messaggio».

Bugie, bugie, bugie che scivolano dalla mia lingua come miele.

Lei rovina la sua faccia pesantemente truccata facendo il broncio. «Davvero? Cavolo. Deve esserci qualcosa che non va nel mio telefono. Dovrò portarlo a farlo controllare».

«Sì, buona idea. Allora…», vado subito al sodo. «Jameson è in casa?».

«Jameson?».

«Non avevamo piani, ma pensavo che saremmo andati in biblioteca o qualcosa del genere».

Soprattutto “o qualcosa del genere”.

Qualunque cosa.

«Non è qui e non so quando tornerà, ma per caso io sono libera». Sydney arrotola timidamente una ciocca bionda e poi spinge il ricciolo dietro la spalla con un colpetto. «Dai, andiamo a prendere un gelato. Sei fortunato! Sarà divertente».

Evviva, che fortuna.

Resto fermo, riflettendo se andare a prendere un gelato o meno, e nel frattempo Sydney rientra dentro, uscendo qualche secondo dopo con una giacca e una borsa come se fosse già stato tutto deciso.

Merda.

Si gira e grida rivolta all’ingresso, prima di chiudere la porta dietro di lei e uscire nel portico: «Allison, Oz e io andiamo a prendere un gelato! Se torna James, dille che torniamo a momenti».

Oppure non farlo, quasi sospiro ad alta voce.

Perché l’ultima cosa che voglio, cazzo, è che Jameson scopra che sono uscito con la sua dannata coinquilina, di nuovo. Non so un cazzo sulle donne, ma so per certo che lo verrà a sapere e che si farà un’idea sbagliata.

Sydney mi trascina verso il mio pick-up, il pick-up per il quale mi sono fatto il culo e che ho pagato per intero il mese scorso, saltando sul sedile passeggero con gioia.

Avendo fretta di concludere questo “appuntamento per il gelato” il prima possibile, ci metto poco a fare il viaggio. Ordino un cono: cioccolato, niente granella. Da portar via. Ritorno sul pick-up. Guido verso casa di Jameson alla velocità della luce, con la sua coinquilina che blatera non stop accanto a me.



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