The witch's heart by Genevieve Gornichec

autore:Genevieve Gornichec [Gornichec, Genevieve]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-01-16T12:00:00+00:00

ANGRBODA CADDE prima in ginocchio, poi in avanti, fino a sbattere il viso a terra.

Le venne in mente che, forse, le corde erano state tagliate, ora che era morta, ma non era così. Aveva freddo. Molto freddo. Non respirava, e non sapeva nemmeno se sarebbe riuscita a muoversi, però poteva sentire il terreno sotto di lei. Il terriccio della radura dove giaceva, a faccia in giù. C’era qualcosa di bagnato su un lato della testa, eppure non provava dolore.

Cosa sta succedendo? Come è possibile che...?

E poi capì... e ne fu nauseata.

«Alzati, Veggente,» le fu comandato «e dimmi ciò che sai.»

Le sue dita affondarono nella terra, mentre si sforzava di sollevare la testa, la chioma sciolta e scompigliata si aprì quel tanto che bastava per distinguere l’uomo che torreggiava su di lei.

Il mondo intorno a lui era incolore, come se lo stesse vedendo attraverso una coltre di nebbia, e completamente silenzioso, in un modo inquietante e innaturale, tranne che per la voce dell’uomo. Lei si trovava ancora nei pressi della grotta, ma sapeva che non poteva davvero essere lì. Gli alberi della Foresta di Ferro ora sembravano più grigi, come se ogni traccia di colore fosse stata spazzata via. Le foglie ondeggiavano troppo lentamente. E quando la strega si guardò alle spalle, scorse il suo corpo fisico, ancora legato all’albero, immobile.

L’uomo era l’unica cosa che riusciva a distinguere con sufficiente nitidezza. Chiaro come il giorno. In un altro mondo, aveva un corvo appollaiato su ogni spalla ed era affiancato da una coppia di lupi. Ma quelle creature appartenevano alla stessa realtà in cui si trovavano gli alberi, l’erba e la caverna: quell’uomo era il solo a essere lì con lei. Aveva molti nomi, eppure non le riusciva di ricordarne alcuno.

Loro due erano gli unici presenti in quella dimensione.

Angrboda si sollevò in ginocchio, fissandolo con occhi bianchi e morti. L’uomo indossava un mantello da viaggio che ne celava le fattezze; la sua altezza era imponente, sebbene non straordinaria. La lunga barba era grigia con qualche traccia di rosso che aveva resistito al tempo, e un freddo occhio azzurro era puntato sulla strega da sotto l’ampia tesa del cappello a punta.

Fu allora che le sovvenne il nome: Odino.

Egli parlò di nuovo. Angrboda non lo capiva, almeno non in superficie. Ma qualcosa dentro di lei comprendeva: lui, alla fine, aveva vinto. E lei ora si trovava sull’orlo del vuoto, e poteva osservare l’oscurità senza fine.

Le sue parole la spinsero oltre il limite e la trascinarono giù, urlando, nelle tenebre. Ogni cosa si dissolse, scomparendo nel buio – perfino l’uomo di fronte a lei –, e altre immagini ne presero il posto. Stava sprofondando. Cadendo nel baratro.

«Cosa vedi?» chiese la voce da molto lontano, e la strega, sebbene non volesse, cominciò a pronunciare parole antiche, parole sacre.

E gli disse tutto.

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