Tirature 20 by Vittorio Spinazzola

Tirature 20 by Vittorio Spinazzola

autore:Vittorio Spinazzola [Vittorio Spinazzola]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788885938717
editore: Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e il Saggiatore
pubblicato: 2020-05-17T16:00:00+00:00


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«Di quello che ero non resta più niente». Su Febbre di Jonathan Bazzi

di Luca Daino

Febbre, pluripremiata opera d’esordio di Jonathan Bazzi, incrocia senza sosta due binari narrativi: quello del resoconto della fanciullezza del narratore interno protagonista e quello della sua positività all’Hiv. Naturalmente entrambi i binari conducono alla figura predominante del narratore. Problematicità familiari e socioeconomiche, difficoltà ad affrontare l’ingresso nell’età adulta, l’esperienza dell’amore omosessuale e la rivelazione della malattia sono gli elementi primari di un panorama in bilico fra romanzo e autobiografia. Qui, come recita il luogo comune, toccare il fondo può significare rinascere. Meno ricche e intense sono le peculiarità espressive dell’opera, caratterizzata, da un lato, da un’estrema semplificazione linguistica e, dall’altro, da troppo scoperti meccanismi enfatizzanti.

La Rozzano delle classi umili (non quella di Fedez), l’omosessualità e l’Hiv: sono questi i protagonisti di Febbre, opera prima di Jonathan Bazzi. Ma bisogna subito correggersi: quelli ora elencati sono i co-protagonisti del libro, dove in realtà è il narratore interno protagonista a farla da padrone, a spadroneggiare da ogni lato. A stampa nell’aprile del 2019, Febbre propone in copertina l’autodefinizione di «romanzo», e in quanto testo narrativo ha vinto il premio Bagutta opera prima, è stato eletto Libro dell’anno nella trasmissione di Radio Tre Fahrenheit, gareggerà allo Strega 2020 ed è stato ristampato ed entusiasticamente recensito e commentato svariate volte. Non sarà superfluo osservare che la vicenda biografica dell’autore assomiglia sotto ogni aspetto (a partire dalle coordinate spaziali e temporali e dai dati anagrafici, compresi quelli dei personaggi-comparse) alla parabola esistenziale e relazionale della voce narrante: basta giustapporre, per rimanere sulla soglia del libro, il risvolto di presentazione della trama e quello dove si trova la biografia di Bazzi.

In Febbre quel sottile voyeurismo che Ulrich Schulz-Buschhaus ha individuato alle origini del successo del moderno genere romanzesco raggiunge un vertice considerevole: qualcosa di simile alla pressoché completa e volontaria esposizione di sé operante da un paio di decenni nei reality show e poi nei social network. La sensazione è davvero di spiare in quanto di increspato e indicibile ci sia in una vita ostentatamente offerta come reale e vera. Il piglio del narratore è quello di chi fa i conti con se stesso e il proprio passato davanti a un pubblico che, lungi dall’essere astratto e distante, tende a sovrapporsi alla cerchia (degli amici, dei follower?) di chi interagisce con lui abitualmente: «balbetto ancora adesso, anche se dite che non si sente» (p. 266).

Febbre è allora un romanzo o piuttosto una confessione autobiografica – o magari uno smisurato post di Facebook? (Sempre che a tali distinzioni si debba ancora attribuire un significato dirimente.) Al di là di queste incertezze, sarà il caso di rispettare l’indicazione editoriale e autoriale: dunque, romanzo sia, sebbene più schiettamente e piattamente autobiografico di quanto non siano mai stati i grandi paradigmi novecenteschi – si parva licet… – di questo genere ibrido, dalla Recherche alla Coscienza di Zeno fino alla Vita agra e oltre. A ogni modo, Febbre verrà qui esplorato come un romanzo autobiografico



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