Tobia e l'Angelo by Susanna Tamaro

Tobia e l'Angelo by Susanna Tamaro

autore:Susanna Tamaro [Tamaro, Susanna]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Juvenile Fiction, General
ISBN: 9788809775268
Google: GbqnSU2vZ9oC
editore: Giunti Junior
pubblicato: 2012-02-05T23:00:00+00:00


Cap. 8

IL REGNO DELLE COSE PERDUTE

Per raggiungere il castello della signora avevano dovuto camminare un bel po’. Quando finalmente era apparso in lontananza, stavano già salendo le prime luci dell’alba.

Il castello si trovava sotto un ponte della ferrovia. Non era un castello vero e proprio, ma ci assomigliava molto. Sulla facciata d’ingresso, un vecchio cartellone pubblicitario mostrava un enorme drago con lunghe fiamme che gli uscivano dalla bocca, mentre le sue zampe stringevano una scolorita bottiglia di amaro. Davanti al portone svettavano due pennoni con sopra una maglietta della salute usata e una vecchia camicia verde stinta. Le bandiere del castello.

«Non preoccuparti per lui» aveva detto la signora indicando il drago. «Sta lì solo per fermare i nemici. Togliti le scarpe prima di entrare, che sennò mi sporchi tutto il marmo».

Martina obbedì docilmente anche se il pavimento era fatto di scatole di cartone sporche.

«Eccoci, cara, benvenuta nel mio regno».

«Che regno è?» domandò Martina accomodandosi su una cassetta di bottiglie vuote.

«Non l’hai capito? È il regno delle cose perdute, lo salvo tutto ciò che gli altri buttano via. C’è tanta crudeltà nel mondo, sai piccola, tanta, davvero tanta. La gente corre e butta via, corre e butta via. Vogliono essere leggeri, liberi. Ma dove corrono, dico io? Tanto, la fine è sempre la stessa. Corrono come i topi che si annegano in mare, non trovi? Così io mi fermo e raccolgo, porto con me tutte le cose che nessuno più guarda, le cose che piangono».

«Io ho perso il nonno» disse allora Martina «e il papà e la mamma sono andati via».

«Per questo ti ho raccolta. Il mio lavoro lo so fare, sai. Adesso questa casa sarà la tua casa. Per sempre».

«Perché per sempre?»

«Perché quando si finisce nel regno delle cose perdute non si può più tornare indietro. Ti hanno buttato via, non sei più niente. Ragionando e sragionando, se sei niente non puoi mica diventare qualcosa, no?»

«Ma io nel cassonetto ci sono entrata da sola, perché avevo freddo».

«Sarà anche vero, ma se tu non fossi stata una cosa buttata via, a quell’ora e con quella temperatura saresti stata nel lettino della tua camera, calda calda sotto le coperte e con un bel bacio della buonanotte stampato sulla fronte».

Martina abbassò lo sguardo. La signora, purtroppo, aveva ragione.

«Però un mio amico mi ha detto che devo cercare il mio destino».

La signora scoppiò in una risata:

«Il destino! Non sai quanti ne ho incontrati io di destini! Mi venivano incontro come delle bellissime carrozze. Carrozze con sopra i principi azzurri. Io ci saltavo dentro, facevo un po’ di strada, ma poi non ero contenta e così, ragionando e sragionando, capivo sempre che quel destino lì non era mica il mio. Credimi, piccola, il destino è solo una rogna. E poi il tuo destino ce l’hai già. Il tuo destino sono io. Ragionando e sragionando, non ti ho forse salvato la vita?».

Detto questo, la nobildonna Rattosa dei Turlucchi (così aveva detto di chiamarsi) portò Martina nella sua camera, un quadrilatero tutto coperto di sacchetti color rosa.

«C’è anche un salone verde e uno giallo» aveva detto chiudendo la porta di plastica.



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