Truffa a Brunei (Segretissimo SAS) by Gerard De Villiers

Truffa a Brunei (Segretissimo SAS) by Gerard De Villiers

autore:Gerard De Villiers [De Villiers, Gerard]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2022-11-04T12:00:00+00:00


10

Sua Altezza il principe Mahmud Hadj Bolkiah, seduto in un profondo divano di pelle, fatto arrivare dalla Francia e creato appositamente per lui dall’arredatore Claude Dalle, guardava con occhio torbido il finto specchio che lo separava dalla stanza vicina.

Dentro c’erano due persone: il primo aiutante di campo, Hadj Alì, e Mandy Brown, la creatura di sogno che lui gli aveva chiesto di portare alla sua beach-house. Arricciandosi nervosamente i baffi spioventi, guardava le cosce della ragazza, lasciate scoperte dal pizzo nero. Ogni volta che Mandy Brown si muoveva, Mahmud vedeva una striscia di pelle bianca sopra l’orlo delle calze. Lui, che di solito trattava le donne come un soldataccio, si sentiva stranamente timido davanti alla bella americana.

Peggy Mei-Ling, accovacciata accanto a lui, si rese conto della sua eccitazione e gli si offrì spudoratamente. Mahmud la scostò quasi con violenza.

— Sta’ ferma, idiota, non sei tu a eccitarmi!

Peggy si scostò, avvilita.

Mahmud premette un pulsante e poté così udire la conversazione che si svolgeva nella stanza accanto. I coreani della Samsung avevano riempito la sua villa di sistemi audiovisivi che gli permettevano di vedere e sentire tutto.

Mandy Brown era rimasta molto impressionata dal lusso incredibile della stanza in cui si trovava. Oro dappertutto, mobili Boulle in contrasto con la moquette bianca, pelli di leopardo stese a terra, le pareti tappezzate di seta, il tavolo basso che poggiava su un enorme blocco di malachite. Era kitsch e sontuoso nello stesso tempo. Arrivando, Al Mutadee Hadj Alì le aveva detto subito: — Il Pengiran Hadj Mahmud ha molto gusto. Questa roba viene tutta da Parigi ed è stata creata dall’arredatore Claude Dalle.

Tutto era ispirato al sesso. Dai quadri ai rubinetti della stanza da bagno a forma di falli d’oro. Adesso Mandy si annoiava, stupita che il suo accompagnatore non le si fosse ancora gettato addosso.

— Cosa ci facciamo, qui? — chiese.

— Aspettiamo una persona — rispose il primo aiutante di campo.

— Chi?

— Uno degli uomini più potenti del Sultanato. L’ha vista alla festa e desidera conoscerla.

— Ah, bene — esclamò Mandy, in tono indifferente. — Spero che si sbrighi. Ho sonno.

Sospirò, facendo risaltare ancora di più il seno. Al Mutadee Hadj Alì si sforzò di guardare dall’altra parte. Per quanto tempo ancora il principe Mahmud voleva tormentarlo? Naturalmente gli aveva proibito nel modo più assoluto di sfiorare Mandy Brown, sia pure col pensiero…

Trenta secondi dopo, la porta si aprì ed entrò il principe Mahmud. Indossava una camicia ricamata e un paio di pantaloni attillatissimi che ne evidenziavano tutta l’anatomia. Con la sua faccia prognata, gli occhi spiritati e i baffoni da mongolo, era piuttosto ripugnante. Ma non per Mandy Brown, che lo guardò divertita.

— Ma questo è il mio doganiere!

Hadj Alì si alzò di scatto e disse: — Signorina Brown, le presento Sua Altezza il Pengiran Mahmud Bolkiah.

Calmissima, Mandy allungò la mano per farsela baciare. Mahmud gliela prese, senza saper bene cosa fare. Pensava solo a saltare addosso a quella donna stupenda. Tirata in avanti, Mandy Brown fu costretta ad alzarsi. Rendendosi conto che gli avvenimenti stavano precipitando, Hadj Alì si ritirò con discrezione.



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