Turno di notte by Giovanna Zucca

Turno di notte by Giovanna Zucca

autore:Giovanna Zucca
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2016-08-31T16:00:00+00:00


L’irragionevole efficacia della matematica

Erminia lo aveva sempre pensato: la matematica è efficace perché è irragionevole. Prendiamo un teorema scovato a caso tra i mille che i matematici cercavano di dimostrare. La cosa che salta agli occhi è l’innaturale connessione tra un teorema e un altro, che sta da tutt’altra parte. Com’è possibile? La matematica non dà certezze, ma solo paradossi. E se anche lei si fosse concentrata con tutta se stessa e avesse centuplicato la forza del suo pensiero, non avrebbe potuto influire sull’esito di quell’esame istologico. O forse sì... non esiste una sola realtà. Loro, i fisici, sostenevano che l’universo risponde a leggi matematiche, Erminia invece era convinta che dietro la materia ci fosse un progetto divino. “Diciamo forse la stessa cosa?”. Voleva pregare, ma a casa sua. Da sola. Quando non si può fare affidamento che a una mezza fede, pregare diventa un vizio da solitari. Assorta in quelle riflessioni, Erminia non aveva notato che la malata si era svegliata dall’assopimento artificiale dell’anestesia e la guardava con languidi occhi semichiusi.

«Ermi, potevi andare a casa... cosa fai qui?».

«Sto a riflettere sul mio essere mortale», poi continuò, prendendole la mano: «Dove vuoi che vada?».

«Boh a casa, al dipartimento, dal parrucchiere...».

«Era una domanda retorica», precisò piccata.

«Ermi?».

«Sì... alt! Non tirare fuori la questione del cancro, per favore, che chiamo immediatamente Achille».

«No, non lo farai...».

«Sì che lo faccio. Trovo disdicevole che tu non gli abbia permesso di essere qui. Anna Laura, lui dovrebbe essere qui. Non ti perdonerà mai».

«Andiamocene a casa», piagnucolò.

«Ma sei impazzita? Non puoi uscire fino a domani. Sei ancora intontita e le flebo non sono ancora finite. Ne mancano quattro».

«Capirai... voglio andare via».

«Ma senti questa. No. Ora taci, che tra poco passeranno i medici per la visita».

«Voglio andare a casa mia».

«Non se ne parla, e smettila di fare i capricci come una mocciosa. Stanotte dormi qua. Io starò con te: fine della questione».

Soddisfatta dall’autorevolezza con la quale aveva zittito quella petulante, Erminia si sedette sulla sedia e tirò fuori il quaderno magico dello scrittore. La malata la osservava di sottecchi e, dopo qualche istante, spazientita, l’aggredì, chiedendole cosa scrivesse sempre.

«Smettila che disturbi tutto il reparto. Mio Dio, sei impossibile: tante storie per un taglietto insignificante. Cosa avresti fatto se avessi dovuto partorire?».

«Pfui... tu non hai partorito davvero, ti hanno fatto il cesareo, quindi di che ti vanti?».

«Sì, dopo ventisei ore di travaglio, però».

«Cosa scrivi sempre?».

«Suggestioni, idee, atmosfere... ho cominciato una storia nuova».

«Dai, racconta», intimò Anna Laura, mettendosi a sedere sul letto.

«Davvero vuoi sentire di che si tratta?».

«Sì... dai, leggi».

«Ancora nessuna traccia dell’infermiera scomparsa dal policlinico...».

«Esposito, tieniti forte: è apparso un altro uomo nella vita di Stefania Cantalamessa». Luana in ufficio cercava di concentrarsi sul caso, nonostante il brusio di Scornamiglio, da qualche tempo divenuto soliloquente. Si interrogava e si rispondeva, e Luana combatteva per non lanciargli addosso un raccoglitore. Utrillo si era affacciato sulla porta e, senza degnare di attenzione il parlatore solitario, si rivolse direttamente a lei, che, sorpresa, rispose: «Un altro?».

«Già. Dal traffico telefonico e dall’esame della sua



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