Tutto chiede salvezza by Mencarelli Daniele

Tutto chiede salvezza by Mencarelli Daniele

autore:Mencarelli, Daniele [Mencarelli, Daniele]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


GIORNO 4

Venerdì

Oggi iniziano i mondiali di calcio. Le cerimonie di apertura non le amo, sono quasi sempre pagliacciate, spettacoli da circo all’insegna della retorica. Figuriamoci in questa edizione, ospitata proprio in America, la nazione più esibizionista, e meno pallonara, del pianeta. Anche la partita d’apertura non è degna di visione: Germania-Bolivia. Neanche sotto tortura.

La buona notizia è che nella stanza il caldo non è aumentato.

La cattiva che non è nemmeno diminuito.

Pino, dopo il rito della colazione, si è messo a cambiare le lenzuola, in verità ce lo aveva promesso per ieri, dopo pranzo, ma è stato meglio così: con la sudata che abbiamo fatto stanotte sarebbe stato inutile. Mentre, tra fatica e imprecazioni, sistemava l’ennesimo letto ero lì lì per fargli una battuta, più o meno di questo tenore: “Su Pino, su, non è così faticoso”. Oppure: “Il letto mio lo devi rifare, t’è venuto ’no schifo”. Ma l’ennesima bestemmia sottovoce mi ha fatto capire che non era il caso.

Dopo sei letti cambiati, Pino è sudato da fare spavento, la maglia bianca è carta velina fradicia sulla pancia prorompente. Mentre si asciuga il viso con un rotolo di Scottex, preso dal mio comodino senza chiedere il permesso, mi si avvicina.

«Senti ’n po’, ’a Meggera che dice?»

Il luccichio che gli vedo negli occhi non lascia margine di dubbio: la versione più vicina alla verità che queste orecchie abbiano accolto è quella di Rossana.

«M’ha chiesto de te.»

Pino scatta come una molla, mi prende per il braccio.

«E che t’ha detto?» Lo guardo in tutta la sua poca avvenenza, le mie parole devono saper conciliare verità e gentilezza.

«E che m’ha detto, lo sa che tu parli male de lei, pe’ lei c’è un motivo preciso però, diciamo così.» Mi scruta neanche fossi un animale esotico mai visto.

«Che motivo?»

«Che quanno sète entrati a lavora’ qui, tu eri innamorato, ma lei...»

E con la mano compio un gesto difficilmente equivocabile.

Pino, già colorito per le lenzuola cambiate e il caldo asfissiante, diventa ancora più paonazzo.

«Me piaceva lei? A me? Ma s’era lei che me sbavava dietro!»

Né lui né tantomeno io crediamo alle sue parole.

Non avendo altri argomenti a propria difesa, Pino sceglie la fuga, composta, a passi lenti, ma di questo si tratta.

Nella stanza ci sono anche Mario e Alessandro. Madonnina è alla deriva per il corridoio, con il pannolone fresco di cambio, Gianluca e Giorgio non saprei, forse a vedere la tv.

Vado da Mario e la sua finestra, oltre al piacere di stare ad ascoltarlo spero in un minimo di vento da godere.

Le grida ci colgono facendoci saltare entrambi.

A questa intensità, questo strazio, non erano mai arrivate.

«Vengono dai cattivi» dico.

Vediamo Pino andare a passo svelto verso la porta che divide noi da loro. Anche Mario è rapito dalle grida, è un uomo incapace di estraniarsi da ciò che lo circonda, dal bene quanto dal male.

«Tu credi che dall’altra parte ci siano veramente i cattivi? Quindi pazienti peggiori di noi?»

Non ho mai messo in dubbio quanto detto da medici e infermieri, e le grida come i lamenti me lo hanno ribadito giorno dopo giorno.



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