Ulisse, parola di leader by Enrico Cerni & Giuseppe Zollo

Ulisse, parola di leader by Enrico Cerni & Giuseppe Zollo

autore:Enrico Cerni & Giuseppe Zollo [Cerni, Enrico & Zollo, Giuseppe]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Marsilio
pubblicato: 2020-12-21T17:46:37+00:00


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NOTE

L’astuzia di Ulisse

Qual è la differenza tra l’astuzia e l’inganno? Se differenza c’è, allora il confine è invisibile.

Chiariamo subito qualche punto. I grandi condottieri e teorici militari, Sun-tsu, Cesare, Napoleone, von Clausewitz, sono tutti d’accordo su un punto: contro una forza soverchiante, solo l’astuzia può sperare di vincere.

Napoleone ad Austerlitz, con una forza di 73.000 soldati contro gli 85.000 soldati del nemico, per vincere dovette inventarsi una trappola diabolica: far credere al nemico che il proprio fronte destro fosse sguarnito e indurlo così a ipotizzare una facile vittoria. Appena la coalizione russo-austriaca spostò le truppe dal centro dello schieramento verso la propria ala sinistra, Napoleone sferrò un massiccio attacco al centro. Per questo astuto piano la battaglia di Austerlitz è considerata un capolavoro tattico. Non diversamente fece Ulisse quando ingannò i troiani con il famoso cavallo.

L’incontro tra Ulisse e il Ciclope ci permette di chiarirci qualche idea a proposito dell’astuzia. L’episodio è una sorta di manuale su come vincere in condizioni di assoluta debolezza.

Finalmente, dopo aver atteso per otto libri, vediamo il nostro eroe all’opera. Due episodi minori ci introducono alla complessa personalità di Ulisse: l’incontro con i Ciconi e quello con i Lotofagi.

La prima avventura con i Ciconi non è proprio entusiasmante. Risultato: settantadue compagni morti. Ulisse, che racconta il fatto, sottolinea che la mezza disfatta è colpa della stoltezza dei propri uomini. Insomma, non ci fa una bella figura. Primo, perché non sa farsi ubbidire. Secondo, perché non si assume le proprie responsabilità. Voto 3.

Il secondo incontro è con i Lotofagi. Ulisse e i suoi sono capitati in una comunità perennemente su di giri grazie a un frutto allucinogeno, il loto. Chi mangiava questo frutto «non voleva più né riferire notizie né tornare» (IX, 95). Qui Ulisse si mostra più energico: riporta con la forza i compagni drogati sulla nave e li lega ai banchi, quindi fugge via. Come dimostrazione di leadership non è per niente spettacolare. Diciamo che si merita la sufficienza: ha fatto bene il proprio compito, e basta.

Finalmente, Polifemo. L’episodio è decisivo per comprendere cosa voglia mai dire l’appellativo «dal multiforme ingegno» che sta incollato addosso a Ulisse come una seconda pelle.

Quando, imprigionato nella caverna, comprende che la situazione è disperata tira fuori il meglio di sé. Deve neutralizzare il ciclope senza ucciderlo altrimenti non esce dalla grotta. Tutti conosciamo il piano audace messo in atto.

Qual è la sostanza dell’agire astuto? In cerca di una risposta mi sono ricordato del principio su cui si fonda l’aikido, la disciplina di combattimento giapponese. L’idea di fondo dell’aikido sta nel rivolgere contro l’avversario la sua stessa forza. Il combattente aikido deve saper valutare in una frazione di secondo la mossa altrui e, con rapidi movimenti del corpo, creare un vuoto dove l’avversario, trascinato dalla propria irruenza, precipita andando fuori equilibrio.

L’agire astuto utilizza lo stesso principio: fingere una debolezza per creare uno spazio d’azione invitante per il nemico. Ulisse, fingendo una remissività eccessiva e una disponibilità al dialogo, induce in Polifemo la convinzione di avere in pugno uomini da nulla.



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