Un atomo di verità by Marco Damilano

Un atomo di verità by Marco Damilano

autore:Marco Damilano [Damilano, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Europa, Italia, Generica
ISBN: 9788858831229
Google: 0o1ODwAAQBAJ
editore: Feltrinelli
pubblicato: 2018-03-06T23:00:00+00:00


Minacce e presagi

In quegli anni, a metà dei settanta, gli attacchi e le allusioni si erano intensificati. “In forme sempre più nervose e plateali, ambasciatori americani in Italia, uomini d’affari, opinion leaders, strani maneggioni dalla configurazione incerta, agenti dei vari servizi segreti, si davano da fare in tutti i modi per blandire, minacciare, incidere sugli equilibri interni, isolare Aldo Moro,” ha testimoniato Guerzoni. Sulla stampa legata alla destra si moltiplicavano ricatti, allusioni, minacce. E la segreteria di Moro, il Presidente stesso, archiviavano tutto, conservavano tutto, a futura memoria.

Dentro una cartellina con su scritto “Riferimenti ministro” c’è un articolo pubblicato dallo “Specchio” il 10 settembre 1971. “Come nuovo feudatario di Castagnoli è corso il nome dell’onorevole Moro e con uguale insistenza quello del suo uomo di fiducia dottor Sereno Freato che nel senese può dirsi di casa, visto che trascorre l’estate e lunghi weekend nella fattoria La Piana, nei pressi di Buon­convento, già feudo dei conti Ceriana Mayneri.” Si parlava di 350 milioni di lire per una tenuta di 975 ettari, per poi aggiungere che nessun acquisto era stato in realtà effettuato. A fine articolo si alludeva a Freato, “uomo di vasti interessi”, proprietario di un appartamento in via San Valentino a Roma “composto di un grande salone e oltre venti vani, di una residenza a Ortisei, poi è interessato a Bologna del commercio delle automobili prodotte da un’industria di Stato e qualche altra cosa ancora”. Nella didascalia si leggeva: “Se diventerà proprietario entrerà in possesso del titolo baronale di Castagnoli”.

L’indirizzo di via San Valentino 21 si ritrova, nel 1978, in una lettera non recapitata dalle Br in cui Moro scriveva a Sereno Freato, poi coinvolto nello scandalo petroli: “La mia allucinante vicenda mi ha dato l’impressione di essere rimasto senza amici… Il problema non è mio, ma di una famiglia di cui Lei, così buono ed affettuoso per tanti anni, conosce tutte le complessità. Non posso quindi che ritornare a Lei, pur sapendo che Ella è preso da cose più grandi di queste, per pregarla, insieme con Rana, di guidare, consigliare, aiutare questa famiglia. Mi affido a Dio ed agli uomini cari come Lei. Chi l’avrebbe detto? E vi era chi progettava, mentre io non progettavo. Dio sa che cosa darei solo per aiutare i miei e basta. Quanto costa lo spettacolo di una apparente grandezza. Aiuti dunque i miei, caro Freato, con la sua immensa bontà…”.

Lo “Specchio”, subito dopo la visita di Moro a Washing­ton, aveva riferito le preoccupazioni americane per un dominio comunista in Italia, citando a questo proposito anche una dichiarazione del premier israeliano Rabin.

Il periodico “Il Piemontese” aveva messo la foto di Moro segnato da una croce. Italia da salvare, il titolo. “Come? Facendogli un bel gesto sopra. Cancellandolo e non parlandone più.” Il quotidiano del Movimento sociale italiano, il “Secolo d’Italia”, aveva scritto l’11 novembre 1975: “Andreotti è stato invitato a Washington a rivitalizzare la Dc, è probabile che il vocabolo sia stato suggerito da Moro, emblema di una Dc bisognosa di una cura di rianimazione”.



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