Un attimo prima by Fabio Deotto

Un attimo prima by Fabio Deotto

autore:Fabio Deotto [Deotto, Fabio]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858427392
editore: Einaudi
pubblicato: 2017-11-23T23:00:00+00:00


25.

Si rese conto del segnale di fine seduta solo quando una mano gli afferrò una spalla e la strinse con forza.

– Complimenti, – l’entusiasmo di Kaveshi era tanto spontaneo quanto fuori luogo. Stava chino sopra la chaise-longue, il volto troppo vicino al suo, e lui per la prima volta si rese conto della ragnatela di rughe che orlavano gli occhi del medico. – So quanto può essere dura, ma sei stato bravissimo.

Edoardo annuí e richiuse le palpebre. Era stata dura, vero, e lo era ancora. Una parte di lui era ancora su quel divano, davanti al televisore acceso al massimo del volume; quella parte di lui ancora sentiva i singhiozzi sordi di sua madre, il cuore che si gonfiava cosí violentemente da fare male, il telefono che squillava senza sosta; ma soprattutto quella parte di lui non accettava la realtà che ora lo circondava, il bianco asettico della stanza anolfattiva, il ronzio del macchinario a cui era collegato, intenso e incostante come il respiro di una bestia addormentata.

Kaveshi si appoggiò sul materassino. Sorrideva in modo strano, non c’era traccia della solita placida disinvoltura, sembrava piuttosto eccitato, famelico.

– Hai l’aria di chi si farebbe volentieri una sigaretta, dico bene?

No, aveva solo voglia di raggiungere un letto e sdraiarcisi per un paio d’ore. Si fece forza e si mise a sedere.

– Quando è previsto l’intervento sul campo?

Il medico si voltò a cercare lo sguardo dell’operatore dall’altra parte del vetro. L’ombra di Ibsen si strinse nelle spalle.

– Sono necessarie altre sedute prima di poter pianificare l’intervento corretto.

– Non doveva riguardare il ricordo fulcro?

Kaveshi distese la fronte in un allenato sfoggio di calma: – Non sempre. L’approccio varia da paziente a paziente, ci sono casi in cui la simulazione esula dal ricordo in sé, e casi in cui non è nemmeno necessaria.

– Non capisco.

– Meglio cosí, per ora. Ci siamo lasciati alle spalle la parte piú complicata, concentrati su questo. Ora sarà tutta discesa.

– Tutta discesa.

– Bella ripida, anche.

Lo fissò in silenzio per alcuni istanti.

– È uno scherzo?

Il sorriso del medico si smorzò in un’espressione difensiva.

– Ti sembro uno che scherza?

– Non lo so, cosa mi sembra. Ma so che è già la quinta volta che vengo qui a farmi svuotare la testa, e lei aveva lasciato intendere che la prima fase si sarebbe conclusa con il ricordo fulcro.

– Ci sono pazienti che fanno anche dieci sedute, nessuno si è mai lamentato.

– Non è quello che mi risulta.

Si accorse di avere detto troppo. Kaveshi aveva inarcato un sopracciglio: – Prego?

Edo scosse la testa: – È solo che speravo di non dover raccontare quello che è successo dopo, tutto qui. Sono ricordi molto dolorosi, per me.

La fronte di Kaveshi si appianò, i suoi occhi però lo stavano ancora studiando.

– Il cervello è un organo complesso, – disse. – Alcuni traumi sono localizzabili e ricostruibili in poche sedute, altri, come il tuo, necessitano di un’ispezione piú estesa.

– Sembra stia parlando di uno scavo archeologico.

Kaveshi rise: – Non ci avevo mai pensato in questi termini, – annuí. – In effetti il paragone calza.



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