Un filo di fumo. by Andrea Camilleri

Un filo di fumo. by Andrea Camilleri

autore:Andrea Camilleri [Camilleri, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sellerio
pubblicato: 2013-04-05T04:00:00+00:00


Andato via il sole per cariche nuvole d'acqua che arrancavano da ponente, Blasco Moriones sentì di poter finalmente respirare dopo tre ore di corsa a redini stese, e il groppo che aveva in gola gli si allentò di botto, tanto da permettergli di fermare la mula e di contemplare, dall'alto della collina dell'Uomo Morto, il panorama bianco e rosso delle case e dei tetti di Vigàta. Taliò il mare che si era imbruttito, grossi cavalloni sbattevano sulla plaja uno dopo l'altro, si rompevano in altissimi spruzzi contro il braccio del porto. Dentro però si sentiva ancora vacante, la corsa non era riuscita completamente a calmarlo, a fargli ritrovare quell'equilibrio che da sempre era la sua vera forza. Si era messo in cammino per Fela pieno di speranza, troppa sperienza lo faceva sicuro che magari questa volta i fratelli Munda non sarebbero mancati, era partito certo di potersi ripresentare a don Totò dicendogli che tutto era stato sistemato, che entro la nottata le cinquemila cantàra di sùlfaro prestate dai fratelli Munda sarebbero arrivate a Vigàta comunque, per ferrovia, per carretto, magari a spalla s'era di bisogno. Mai aveva voluto domandarsi, come tutti facevano, perche i Munda con don Totò fossero stati sempre agli ordini. Una volta, con mezzo orecchio, aveva sentito una storia complicata. Pare che don Gerlando Munda, padre dei due fratelli, pure da vecchio fosse stato squieto nel dormire, piacendogli la carne fresca e tenera: ma un giorno, dentro a un pagliaro, la figlia di Peppe Indelicato non si era voluta prestare a un certo desiderio di don Gerlando che era 'ngiuriato come «u grecu», vale a dire dedito a quel gusto arrivoltato per cui si diceva che i greci ci andavano pazzi. Basta, una parola tira l'altra, fatto sta che don Gerlando a un certo punto aveva perso la testa e si era venuto a trovare con una morta in mezzo alle gambe. Per caso, ranto al pagliaro, stava in quel momento passando don Totò Barbabianca il quale, senza ai né bai, aveva provveduto a tutto lui, compreso un fosso di tre metri per metterci dentro la morta dato che don Gerlando era rimasto insallanuto senza sapersi dare adenzia. E infatti: era vero che la figlia di Peppe Indelicato un bel giorno era sparita come se non fosse mai nata; era vero che Peppe Indelicato aveva potuto accattare per due soldi un oliveto che apparteneva a don Gerlando Munda e si era fatto ricco; era verissimo che don Gerlando e don Totò, che prima quasi manco si salutavano, erano tutt'insieme diventati culo e camicia; era magari verissimo che don Gerlando, proprio in punto di morte, aveva detto ai figli: «Badate a don Totò.» E i maligni su quel verbo ci ricamavano sopra, ci passavano sopra ore intere come mosche sulla merda, discutendo se quel «badate» andava interpretato come «prendetevi cura» oppure, secondo il parere dei più, «guardatevi».

Da vent'anni attaccato ch'era una sanguetta alle fortune e alle sfortune, ma quest'ultime fino a quel momento tutte momentanee, di don Totò,



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