Una Bambina by Torey L. Hayden

Una Bambina by Torey L. Hayden

autore:Torey L. Hayden
La lingua: ita
Format: azw3, epub
editore: Corbaccio
pubblicato: 2003-02-14T23:00:00+00:00


Ero commossa dalla sincerità di Sheila e stupita della sua capacità di scrivere. Fatte le debite proporzioni, si poteva dire che il biglietto era corretto, con la punteggiatura e l'ortografia quasi a posto. Mi sorprese che avesse usato «sono», perché non ricordavo di averglielo mai sentito dire. Sorrisi tra me e le scrissi la mia risposta.

Così, eravamo alla prima svolta nella guerra della carta. Il giorno dopo, con un po' di aiuto, riuscì a fare una scheda di matematica. Era corretta, e suggerii di esporla nella bacheca dei lavori ben fatti. Per Sheila questo era troppo e in seguito trovai la scheda stracciata nel cestino. Dopo di ciò feci più attenzione. Sheila imparò a fare due o tre compiti scritti senza il nostro aiuto. A volte capitava ancora che distruggesse il foglio quando era a metà del compito, o anche dopo averlo completato, soprattutto se era troppo difficile per lei. Ma se le davo un secondo foglio riprovava. Non le sottolineavo mai gli errori, vista la sua riluttanza a mettere nero su bianco. Invece di farle delle osservazioni, sia pure a buon fine, Anton o io la tenevamo sempre d'occhio per aiutarla a trovare delle soluzioni alternative tutte le volte che stava sbagliando. Oppure non mi sbilanciavo troppo sui suoi progressi. Non era poi una questione tanto importante, malgrado ciò che mi diceva il mio istinto d'insegnante, e non volevo che pensasse che io misuravo le sue capacità in base al numero di schede fatte. Qualcun altro doveva averle già fatto capire una cosa del genere, e volevo che fosse chiaro che nella nostra classe questo non valeva. Indipendentemente dai problemi creati dalla sua diffidenza per la carta, doveva sapere che per noi valevano più i bambini delle schede.

Fu interessante notare il grande sfogo che Sheila trovò nella scrittura creativa, dove pareva dimenticarsi delle antiche paure. Scriveva spontaneamente e a lungo; una dopo l'altra, le righe riempivano la pagina in quella sua grafia diseguale e un po' disordinata, a esprimere cose che spesso sembravano troppo intime da dire a voce. Ogni sera potevo contare su cinque o sei pagine in più depositate nel vassoio dei compiti da correggere.

Non ho mai capito quale fosse il motivo della fobia che Sheila provava per la carta. Alcuni colloqui che in seguito ebbi con lei e alcuni suoi commenti al riguardo mi rafforzarono nell'opinione che la fobia fosse legata al timore dell'insuccesso. Ma non lo seppi mai con certezza. Né sentivo l'urgente necessità di saperlo, visto che sono rari i comportamenti umani riducibili così semplicemente in termini di causa-effetto. C'erano cose più importanti di cui occuparsi, cose più importanti che non scovare un misterioso e, in fondo, accademico«perché».



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