Una Cenerentola a Manhattan by Felicia Kingsley

Una Cenerentola a Manhattan by Felicia Kingsley

autore:Felicia Kingsley [Kingsley, Felicia]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
Tags: Fiction, Romance, Contemporary
ISBN: 9788822724045
Google: tVNwDwAAQBAJ
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2018-11-08T09:38:45.762000+00:00


Capitolo 18

Jesse guardava Riley muoversi con passo solenne verso la grande vetrata dai severi montanti neri che si apriva sul giardinetto privato interno. La luce ambrata del tramonto la investiva disegnandone il profilo sottile.

Nonostante i vestiti davvero troppo maschili e il taglio corto e sbarazzino, la sua figura aveva l’eleganza e la grazia di poche.

Non sapeva perché l’aveva invitata lì, gli era venuto istintivo e nel momento in cui lei aveva accettato si era sentito perfino sollevato.

Non riusciva a non osservare quella strana, incantevole ragazza. Niente di comparabile alla sua eterea principessa, quella era inarrivabile, però Riley aveva un non so che d’intrigante e restava in sua compagnia volentieri. Forse perché non lanciava i classici segni della psicopatica tipo.

Appoggiato al bancone in marmo bianco della cucina, Jesse la studiava mentre si guardava intorno.

Negli occhi non aveva la curiosità famelica di chi esplora qualcosa di nuovo, di sicuro non la stessa brama della maggior parte delle donne quando vede una casa nuova e immagina come la vorrebbe arredare.

No, nei suoi c’era quasi un’ombra di malinconia, nostalgia magari, non avrebbe saputo dirlo.

La vide sparire su per la scala diretta al piano superiore, quello con il soggiorno in affaccio sulla sala da pranzo, con il famoso camino.

La seguì, curioso di scoprire la sua reazione. In parte era deluso di non averla impressionata.

Voleva impressionarla? Quando l’aveva invitata, non era quella la sua intenzione, ma poi si era reso conto che il mancato stupore della ragazza gli aveva provocato un fastidioso disappunto. E poi, non vedeva l’ora che il tour finisse nella camera da letto. Ogni tour degno di questo nome finiva sempre nella camera da letto.

«Mi è sempre piaciuto il giardinetto interno», osservò Riley appoggiata alla balaustra del soggiorno, lo sguardo perso oltre la vetrata terra-cielo. «Ehm, cioè, sì, intendo che è bello avere un piccolo spazio privato all’aperto qui a New York».

«Quelle rose le ho tenute», disse lui seguendo lo sguardo della ragazza. «I precedenti proprietari mi hanno detto che erano già lì quando si sono trasferiti».

Riley però gli sembrava estraniata e così decise che se lei non voleva uscire dal suo mondo, sarebbe stato lui a entrarci.

«Cosa stavi ascoltando?», le domandò prendendole uno degli auricolari che le pendevano al collo. Il filo bianco terminava nella tasca dei jeans.

«Oasis».

«Scelta impeccabile», disse lui mettendosi l’auricolare e sfilandole l’iPod dalla tasca per cliccare il tasto “Play”.

Sistemò l’altro all’orecchio di Riley proprio all’attacco di Live Forever.

«Mi piacciono gli Oasis. Sono partiti dal basso. Tutti i migliori sono partiti dal basso», fu il commento di Riley oscillando la testa a ritmo.

Jesse annuì. Lo sapeva bene. Se c’era uno che era partito dal basso era lui. La salita era lunga e impervia, una di quelle che fa venire voglia di mollare, ma sapeva che una volta in vetta, la vista avrebbe ripagato la fatica. Aveva la sensazione che se l’avesse raccontato a Riley, lo avrebbe capito.

«Maybe I just want to fly, I want to live I don’t want to die. Maybe I just want to breathe, maybe I just don’t believe…», canticchiò lei seguendo la voce graffiante di Liam.



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