Una passeggiata nei boschi by Bill Bryson

Una passeggiata nei boschi by Bill Bryson

autore:Bill Bryson [Bryson, Bill]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Travel, Essays & Travelogues
ISBN: 9788882462031
Google: hgBhAAAACAAJ
editore: Guanda
pubblicato: 2000-02-14T23:00:00+00:00


12

Mi aspettavo che il mattino seguente Katz sarebbe stato insopportabile, invece era sorprendentemente gentile. Mi chiamò per il caffè e quando uscii dalla tenda, a pezzi e in debito di sonno, mi disse: «Stai bene? Hai un aspetto di merda».

«Non ho dormito abbastanza.»

Annuì. «Credi che fosse davvero un orso?»

«Chissà.» Improvvisamente mi ricordai della borsa delle provviste - in genere la prima cosa che cercano gli orsi - e mi girai a guardarla, ma era ancora là, sospesa a un ramo a tre, quattro metri dal suolo e circa venti di distanza. Probabilmente un orso un po’ risoluto avrebbe potuto acchiapparla facilmente. A pensarci bene, anche mia nonna ci sarebbe riuscita. «Forse no» dissi con disappunto.

«Be’, comunque sai cosa tengo qui, a ogni buon conto?» disse Katz, e si batté sul taschino della camicia. «Le forbicine per le unghie. Non si può mai sapere quando il pericolo è in agguato. Ho imparato la lezione anch’io, credimi.» E sghignazzò sgangheratamente.

Quindi facemmo ritorno nel bosco. L’Appalachian Trail, per quasi tutta la lunghezza dello Shenandoah National Park, corre in parallelo e ogni tanto incrocia la Skyline Drive, anche se a volte e difficile accorgersene. Spesso capita di procedere fatcosamente attraverso il santuario silenzioso dei boschi quando di botto sfreccia una macchina tra gli alberi, a nemmeno venti metri di distanza. È uno spettacolo che non smette mai di sorprendermi. All’inizio degli anni trenta il Potomac Appalachian Trail Club - una creatura di Myron Avery che per un certo periodo fu praticamente indistinguibile dalla stessa Appalachian Trail Conference - cominciò a subire gli attacchi degli altri gruppi di escursionisti, in particolare dell’Appalachian Mountain Club di Boston, per non essersi opposto alla costruzione della Skyline Drive nel parco. Nel dicembre del 1935 Avery, offeso da questi attacchi, spedì a MacKaye una lettera piena di insulti che ebbe l’effetto di porre fine a qualsiasi ruolo ufficiale di quest’ultimo nell’Appalachian Trail, anche se da tempo ormai si era defilato. I due non si rivolsero mai più la parola, anche se bisogna dare atto a MacKaye di aver dedicato ad Avery un affettuoso tributo in occasione della sua morte nel 1952, riconoscendo generosamente che senza di lui l’Appalachian Trail non si sarebbe mai potuto realizzare. Sono in molti a detestare quell’autostrada, ma io e Katz eravamo ben contenti che esistesse. Spesso lasciavamo il sentiero e vi camminavamo per un paio d’ore. La stagione non era ancora iniziata e la strada era quasi deserta, perciò utilizzavamo la Skyline Drive come una specie di sentiero privato, ampio e asfaltato. Era bello avere sotto i piedi qualcosa di solido, e incredibilmente piacevole trovarsi all’aperto in pieno sole, dopo settimane trascorse a camminare nel fitto dei boschi. Non c’era dubbio che gli automobilisti avessero una vita decisamente più facile e confortevole della nostra. Prima di tutto sulla Skyline Drive c’erano parecchi punti con panorami spettacolari (sebbene anche nello splendido clima primaverile fossero velati da uno strato di smog già a partire da una decina di chilometri di distanza), pannelli informativi con dati sulla flora e sulla fauna del parco, e perfino dei piccoli cestini per l’immondizia.



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