Una piccola storia ignobile by Alessandro Perissinotto

Una piccola storia ignobile by Alessandro Perissinotto

autore:Alessandro Perissinotto
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-05-07T16:00:00+00:00


Furono ventisette minuti di ansia. I primi dodici, un po’ meno, dedicati com’erano al lavarsi e al vestirsi. Gli altri quindici, molto. Trascorsi lentamente, con lo sguardo fisso alla radiosveglia e ai numeri luminosi che sembravano non voler cambiare. Sei e cinquantanove, sette, sette e zero uno, sette e zero due, fino a quel fatidico sette e quattordici, in cui sentii Stefano infilare la chiave nella toppa e corsi a nascondermi in bagno.

Udii il rumore sordo dei passi sulla moquette, la porta che si chiudeva, la chiave che girava di nuovo e poi le voci:

«Dammi soldi, per favore.»

«Ecco.»

«Se mi dai ancora venti euro mi spoglio nuda.»

«Tieni venti euro.»

Era il momento di uscire allo scoperto.

Appena mi vide Alina ebbe un attimo di panico, ma non ebbi l’impressione che avesse riconosciuto in me la donna che aveva tentato di farle delle domande, né tanto meno l’uomo col cappello e il cellulare all’orecchio. Era solo la sorpresa di vedere una terza persona ad attivarle il circuito istintivo del pericolo.

«Io non faccio cose a tre, non faccio cose con donne.» Poi, rivolta a Stefano che si era appoggiato con la schiena alla porta: «Fatemi uscire o grido.»

Mi ricordai della sua amica, quella che mi aveva accolto con la frase “Io di solito non faccio cose con donne”, ma che poi, per cento euro, avrebbe accettato di farmi divertire, se io avessi voluto. Aprii la mia borsetta e tirai fuori una banconota da cento, tanto li avrei messi in conto a Benedetta, mi dissi.

«E se aggiungiamo questi?»

Lei li prese, ancora diffidente, ma un po’ più disponibile.

«Allora comincio a mettermi nuda?»

Non me ne fregava niente di vederla nuda, né ci tenevo a regalare uno strip- tease a Stefano, ma, per la prima volta, ebbi il riflesso cinico dell’investigatore: se per uscire avesse anche dovuto raccogliere i suoi vestiti, gli stimoli alla fuga sarebbero stati minori.

«Sì, certo.» Stefano mi guardò interrogativo e io gli feci un cenno aggrottando appena le sopracciglia.

Alina prese a spogliarsi, con gesti rapidi, lontani da ogni sensualità, come se si stesse presentando alla visita medica dell’esercito. Buttò sulla poltrona il giubbottino imbottito, si tolse la maglietta, rimanendoci impigliata con la testa e si calò i jeans. Sotto portava un reggiseno e un perizoma d’un rosso acceso. Si tolse anche quelli. Quando fu completamente nuda mi accorsi che non doveva avere più di vent’anni. Le sue forme sembravano ancora sul punto di sbocciare pienamente, i seni erano tesi e il sedere piccolo. Mi sentii ancora più infame, ma tanto valeva andare avanti.

Lei si sdraiò sul letto, lo sguardo al soffitto, di nuovo senza un minimo di sensualità, solo con l’invito implicito a fare quello che volevamo e in fretta.

Mi sedetti accanto a lei e le presi una mano.

«Ascolta Alina...»

Lei si scosse e si levò a sedere. Non era normale che i clienti conoscessero il suo nome. Attivò di nuovo il circuito interno di allarme. Nei suoi occhi leggevo lo spavento di chi si sente in trappola: era sola contro due, nuda, probabilmente senza documenti, in un paese ostile, era senza scampo.



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