Una ragazza fuor d'acqua by Nat Luurtsema

Una ragazza fuor d'acqua by Nat Luurtsema

autore:Nat Luurtsema [Luurtsema, Nat]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Juvenile Fiction, General
ISBN: 9788858517017
Google: 5IiBDQAAQBAJ
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2016-11-15T23:00:00+00:00


19

Uff, qui mi tengono così impegnata che sto uscendo pazza. Mi sembra di non aver nemmeno tempo per pensare. Non faccio altro che nuotare, nuotare, nuotare, e sono sempre nervosa! Mamma mi tormenta e non vedo un carboidrato da giorni. Mi mancano, e mi manchi anche tu. Io ti manco?

Hxxxxxxx

Cerco di rispondere al messaggio di Han, ma le sospensioni del camion mi danno la nausea. Le racconterò le novità quando saremo passati ai provini.

Alla fine il mega camion accosta a lato di un enorme edificio moderno. È quasi completamente fatto di finestre. Dev’essere un incubo da pulire, dico tra me e me con un’aria di sufficienza che mi fa somigliare a papà.

C’è una coda di centinaia di persone che si riparano sotto gli ombrelli e noi arriviamo su questo mega camion come dei veri boss. Non mi sono mai sentita più ganza di così. Sono quella più vicina al finestrino, quindi lo abbasso e mi sporgo in modo super informale, come se il camion fosse mio. Mmm-mmm, sì, il camion ha la guida a destra e io sono mooolto giovane.

Non ho mai subito il fascino del fumo, ma in questo momento mi piacerebbe lanciare un mozzicone fuori dal finestrino in modo sprezzante dicendo: «Niente di che, è soltanto l’ennesimo spettacolo televisivo».

Pete Senior apre il finestrino, getta via il mozzicone fradicio in modo sprezzante… e ci sputa pure dietro. Un po’ meno star della Tv, un po’ più nullafacente al banco scommesse.

Adocchio i poster dei prossimi spettacoli: non sono mai stata a un concerto qui (o da nessuna altra parte, se devo essere sincera), ma Lav è venuta un paio di volte con i suoi amici.

– Oh, ci sono stato – dice Roman. – Sono venuto a un evento per scambiare le figurine dei calciatori anni fa. Ci hanno fatto rimanere in fila sotto la pioggia per tre ore.

– Non ci credo! – dico.

– Naaa, ci siamo rimasti solo quaranta minuti, abbiamo fatto tutti i nostri scambi in fila, e quando hanno aperto ce n’eravamo già andati da un pezzo.

– Ok, – rantola il papà di Pete – parcheggiamo! –. Tira il freno a mano e salta fuori dalla cabina. Davvero? Qui?

Ci caliamo giù anche noi e lo raggiungiamo. Abbiamo appena parcheggiato in mezzo a una piazza… sapete, quei posti dove la gente mangia panini, beve il caffè con gli amici e non parcheggia i camion?

– Andate a mettervi in fila – dice il papà di Pete, mentre lotta con le portiere posteriori. – Io scarico.

– Non lo aiutiamo? – chiede Roman a Pete.

– Lavoro duro, ragazzo – tira su con il naso Pete Senior.

– Non preoccupatevi – dice Pete, allontanandosi. – Tanto, quando mio padre mi guarda, vede solo un bimbo di sette anni in tutù.

Pete faceva danza classica da piccolo? Roman ridacchia. Forse non avrei dovuto sentirlo. Rimango un po’ indietro, in modo che non se ne accorga.

– Finiscila, Ro. Mai sentito parlare di Billy Eliot?

Vorrei intervenire, ma non mi sento ancora una di loro, quindi non rischio.

La coda inizia dove c’è un enorme ingresso che dà su una specie di gigantesco capannone.



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