Una risata nel buio by Vladimir Nabokov;

Una risata nel buio by Vladimir Nabokov;

autore:Vladimir Nabokov; [Nabokov, Vladimir]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788845977985
editore: edigita


19

Paul seguì con gli occhi Margot e i rotoli di grasso sulla sua nuca divennero rossi come gamberi. Malgrado fosse di carattere mite, non gli sarebbe dispiaciuto fare a Margot quello che lei aveva proposto di fare a lui. Si chiese chi potesse essere il suo accompagnatore, e dove fosse Albinus; era sicuro che quel gentiluomo del cognato si trovasse nei paraggi, e il pensiero che la bambina lo vedesse gli era intollerabile. Tirò un sospiro di sollievo quando udì il fischio finale e poté fuggire con Irma.

Arrivarono a casa. Irma aveva l’aria stanca e, quando la madre le chiese dell’incontro, si limitò a un cenno di assenso col capo, accompagnato dal timido, misterioso sorriso che era il suo tratto più incantevole.

«È stupefacente come volano sul ghiaccio» fece Paul.

Elisabeth lo guardò pensosa, poi si rivolse alla figlia: «È ora di andare a letto, è ora di dormire» disse.

«Oh, no» implorò Irma con voce sonnolenta.

«Mamma mia, è quasi mezzanotte, non sei mai rimasta alzata fino a quest’ora».

«Senti, Paul,» disse Elisabeth dopo che Irma era stata prudentemente messa a letto «ho la sensazione che sia successo qualcosa. Mentre eravate fuori ero così inquieta. Paul, dimmi tutto, per favore».

«Ma non ho niente da dirti» rispose lui, arrossendo violentemente.

«Hai per caso incontrato qualcuno?» si arrischiò a chiedere lei. «È così?».

«Come ti è venuta una simile idea!» borbottò lui, assai sconcertato dalla sensibilità quasi telepatica che Elisabeth aveva cominciato a manifestare dopo la separazione dal marito.

«Temo sempre che possa succedere» sussurrò lei, chinando lentamente il capo.

La mattina dopo Elisabeth fu svegliata dalla bambinaia che entrò in camera con il termometro in mano.

«Irma è ammalata, signora» disse senza tanti preamboli. «Ha la febbre a trentotto e tre».

«Trentotto e tre» ripeté Elisabeth e subito pensò: «Ecco perché ero così inquieta ieri».

Scese in fretta dal letto e corse nella camera della bambina. Irma era distesa e fissava il soffitto con gli occhi lucidi di febbre.

«Un pescatore e una barca» disse, indicando con il dito il soffitto sul quale i raggi della lampada da notte formavano una specie di disegno. Era molto presto e nevicava.

«Ti fa male la gola, pulcino mio?» chiese Elisabeth, alle prese con la vestaglia. Poi si chinò preoccupata sul visetto aguzzo della figlia.

«Dio mio, è caldissima!» esclamò, scostandole dalla fronte i capelli biondi e sottili.

«E una, due, tre, quattro canne» contò Irma con voce sommessa, continuando a guardare il soffitto.

«È meglio chiamare il medico» disse Elisabeth.

«Oh, non ce n’è bisogno, signora» replicò la bambinaia. «Le darò del tè caldo col limone e una bella aspirina. In questi giorni hanno tutti l’influenza».

Elisabeth bussò alla porta di Paul: si stava sbarbando e andò nella stanza di Irma con le guance ancora insaponate. Si tagliava spesso nel radersi, perfino quando usava il rasoio di sicurezza, e anche ora una macchia rosso vivo si allargava fra la schiuma sul mento.

«Fragole e panna montata» disse Irma sottovoce quando lo zio si chinò su di lei.

Il medico arrivò verso sera, si sedette sulla sponda del letto e, con gli occhi fissi su un punto della stanza, le misurò il polso.



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