Una terra promessa by Barack Obama

Una terra promessa by Barack Obama

autore:Barack Obama
Format: epub


16.

Quell’anno la primavera, la nostra prima alla Casa Bianca, arrivò presto. Già a metà marzo, l’aria si era fatta più dolce, le giornate più lunghe. Mentre il clima diventava più mite, il Prato meridionale si trasformò in una sorta di parco privato tutto da esplorare. Ettari di erba lussureggiante si estendevano tra le fronde ombrose di querce e olmi imponenti; nascosto fra le siepi si trovava un piccolo stagno al quale si arrivava percorrendo un vialetto lastricato su cui erano impresse le impronte delle mani di figli e nipoti dei precedenti presidenti. C’erano angolini appartati dove giocare a rincorrersi e a rimpiattino, e perfino qualche animale: non solo scoiattoli e conigli, ma anche una poiana codarossa che un gruppo di scolaretti della quarta elementare in visita aveva battezzato Lincoln e un’agile volpe dalle lunghe zampe che si mostrava talvolta sul far della sera e che di tanto in tanto osava avventurarsi fin sotto il colonnato.

Dopo essercene stati rinchiusi per tutto l’inverno, intendevamo goderci il più possibile il nostro nuovo cortile di casa. Avevamo fatto montare delle altalene per Sasha e Malia vicino alla piscina, davanti allo Studio ovale. Più di una volta, nel tardo pomeriggio, durante una riunione convocata per affrontare una qualche crisi, mi sarebbe capitato di lanciare un’occhiata alle bambine che giocavano nel parco, con i volti raggianti di gioia mentre volavano alte sulle loro altalene. Avevamo anche fatto piazzare due cesti da pallacanestro alle due estremità del campo da tennis, perché potessi ogni tanto svignarmela per una partitella a H-O-R-S-E con Reggie o perché il personale potesse impegnarsi in vere e proprie sfide interdipartimentali cinque contro cinque.

Dal canto suo, Michelle, coadiuvata da Sam Kass, dall’orticoltore della Casa Bianca e da un gruppo di entusiasti alunni di quinta elementare di una vicina scuola, cominciò a coltivare il proprio orto. Quello che avevamo concepito come un progetto certo importante ma di portata comunque modesta per promuovere un’alimentazione più sana diventò presto un vero e proprio fenomeno, contribuendo alla nascita di orti scolastici e di quartiere in tutto il Paese e richiamando l’attenzione di tutto il mondo. Già alla fine di quella prima estate il raccolto fu talmente abbondante – cavoli, carote, peperoni, finocchi, cipolle, lattuga, broccoli, fragole, mirtilli e chi più ne ha più ne metta – che le cucine della Casa Bianca dovettero cominciare a donare casse di ortaggi inutilizzati ad alcuni banchi alimentari della zona. Siccome poi uno dei giardinieri era appassionato di apicoltura, lo autorizzammo a tenere anche un piccolo alveare, che avrebbe prodotto quasi cinquanta chili di miele all’anno. Inoltre, poiché un impiegato nella mensa gestita dalla Marina, che era anche un produttore di birra artigianale, ci diede l’idea di usare quel miele per farci della birra, comprammo tutto l’occorrente per produrcela in casa, cosa che mi rese il primo presidente mastro birraio della storia. (Qualcuno mi aveva detto che George Washington produceva da sé il proprio whiskey.)

Ma di tutte le cose piacevoli che ci aveva riservato quel primo anno alla Casa Bianca, nessuna è



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