Una vita da ricostruire by Brigitte Riebe

Una vita da ricostruire by Brigitte Riebe

autore:Brigitte Riebe [Riebe, Brigitte]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2021-02-26T23:00:00+00:00


* * *

Stefano l’aveva fatta ballare tutta la sera.

Quando poi l’aveva riaccompagnata a casa quella notte, dopo la festa di matrimonio, erano passati davanti al negozio, dove da qualche tempo brillava l’insegna con il nome «THALHEIM» scritto con gli stessi caratteri usati un tempo per i grandi magazzini sul Ku’damm. Il suo accompagnatore aveva manifestato un cortese interesse, senza apparire troppo impressionato. Lei si era un po’ risentita, ma non stupita; dopotutto il ragazzo proveniva da una città piena di negozi di classe, anche se al momento la situazione era tutt’altro che rosea.

Davanti al portone l’aveva baciata con impeto tale che mentre risaliva le scale di casa le tremavano le ginocchia.

Da quel momento era scomparso nel nulla. Che fosse tornato a Milano, dove era appena entrato come socio più giovane nello studio del padre?

«Sono un avvocato», l’orgoglio nella sua voce era inconfondibile.

Un giovane avvocato italiano che le aveva fatto girare la testa solo perché le ricordava un altro italiano di cui non sapeva nulla oltre il nome?

“Quanti anni hai davvero Ulrike Thalheim? Più di venticinque, o forse ancora quattordici? Perché ti stai comportando come una ragazzina. Svariati chilometri, enormi montagne e una diversa cultura, per quanto affascinante, vi separano. Lui non potrebbe mai immaginare di vivere nella grigia Germania, l’ha detto chiaramente. Allora cerca di controllarti! Elsa sta vivendo la sua favola, ma per te le cose stanno diversamente”.

Si ripeteva queste frasi, ma senza grande effetto.

Era da anni che non le capitava più di sentirsi così. Non era una sprovveduta, ma una giovane adulta, i suoi sensi si stavano risvegliando e lei cercava appagamento.

“Stefano”, pensava con trepidazione mentre girava per il negozio, il cui parquet in legno scuro appariva subito misero e vecchio non appena dalla strada entrava un po’ di sporco. “Stefano”, mentre cercava di vendere i modelli alle clienti che col tempo erano sempre meno disposte a spendere e sempre più schizzinose.

“Stefano Morelli”.

Quando ripeteva quel nome a mezza voce, era quasi musica per le sue orecchie.

Avrebbe avuto più di un motivo per concentrarsi sul lavoro. I vestiti di stracci riciclati non avevano quasi più acquirenti: le donne si erano stancate di quella soluzione d’emergenza. Ricevevano qualche rifornimento di vera stoffa da quando Brahm aveva comprato a Winterthur due filatoi che, solo dopo interminabili pratiche, era riuscito a portare a Berlino e aveva messo a regime nel quartiere di Neukölln. Miriam e le altre avevano realizzato alcuni vestiti, ma solo in poche potevano permetterseli, poiché il mercato era ancora sotto rigida sorveglianza. Inoltre far arrivare le stoffe non era un’impresa priva di complicazioni, perché la strada da lì a Charlottenburg era lunga e passava dal settore americano a quello britannico. Comunque fino ad allora se l’erano cavata. Brahm aveva inoltre stretto nuovi contatti nella regione della Ruhr e perfino in Svevia, aree occupate dalle potenze occidentali dove filande e tessiture erano state da poco riaperte.

A volte, però, Rike aveva l’impressione che Brahm si dava tanto da fare solo per far colpo su di lei, e questo non le piaceva affatto.



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