Un'estate da sola by Elizabeth von Arnim

Un'estate da sola by Elizabeth von Arnim

autore:Elizabeth von Arnim [von Arnim, Elizabeth]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Letteratura, Generica, Narrativa, Classici
ISBN: 9788833973203
Google: kdL4AwAAQBAJ
Goodreads: 25078072
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 1899-01-01T00:00:00+00:00


Agosto

5 agosto. È arrivato agosto che ha rivestito le colline di lupini dorati e affollato gli argini erbosi di campanule. I campi gialli di lupini sono così splendidi nei giorni senza nuvole che di recente ho trascurato le foreste e scarrozzato per i campi aperti, per poterne godere del profumo mentre gli occhi ne assorbono la bellezza. Osservare il pendio di una collina ricoperta di tale biondo splendore proiettata nell’azzurro del cielo mi comunica una felicità tanto intensa da sfociare nel dolore. I fiori raccolti in spighe dritte, vigorose, assomigliano ai giacinti, ma il colore intenso possiede una divina luminosità che un giacinto giallo non potrà mai uguagliare; inoltre i petali non sono «cerati» ma vellutati, e le foglie non sono cascanti, ma fronde forti e insieme delicate di uno squisito grigio-verde la cui fioritura vela l’intero campo di una nebbia leggera; per non dire del profumo, sicuramente quello del Paradiso. La pianta è tutta piacevolissima – forma, crescita, fiore e foglia – e ai cavalli tocca aspettare con molta pazienza una volta che mi depositano tra i lupini, perché non ne ho mai abbastanza del rimanere seduta immobile in quei bellissimi campi radiosi. Non lontano da qui, una bassa catena di colline, assolutamente prive di alberi, corre da nord a sud: ai loro piedi, sul lato est, si apre una specie di strada, principalmente di pietra, ma prestando attenzione si riesce a percorrerla in calesse, e di là dalla strada la pianura si allunga verso est e verso sud; colline e pianura sono ora un manto d’oro. Mi ci sono recata a tutte le ore del giorno – non so tenermene distante – e le ho viste di mattina presto e a mezzogiorno e di pomeriggio, e di sera al chiaro di luna, quando tutta l’intensità era sfumata nel colore e concentrata nel profumo; ma il momento supremo è l’istante in cui il sole cala dietro le basse colline: lo splendore è tale che ti sembra di aver raggiunto le porte del paradiso. L’altro giorno, essendo impulsiva, sono davvero scesa dalla carrozza e ho incominciato a inerpicarmi su per la collina, quasi aspettandomi di vedere le glorie della Nuova Gerusalemme sciorinatemi davanti agli occhi quando avessi raggiunto la cima; naturalmente ci rimasi male nel trovarmi di fronte a prosaici campi di patate, ad alcuni vitelli che se ne tornavano a casa sollevando ovunque la polvere della strada, e, più in là, lo Schloss del nostro vicino, mentre la Nuova Gerusalemme era lontana come sempre.

È per me un sollievo scrivere dei temi che tanto mi appassionano: evito infatti di parlarne, per non essere considerata un’insopportabile fanatica, e so bene non esistere seccatura peggiore del ritrovarsi gettati addosso gli entusiasmi altrui quando tu non ricambi affatto. Ne sono del tutto consapevole e in genere riesco a trattenermi; ma a volte ancora adesso, dopo anni di esercizio nell’arte di tenere la bocca chiusa, qualche frammento sparso delle mie emozioni tende a spuntare fuori, ma poi il freddo sguardo di totale chiusura o



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