Uno per uno, tutti per tutti by Clay Shirky

Uno per uno, tutti per tutti by Clay Shirky

autore:Clay Shirky [Shirky, Clay]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Codice edizioni
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Flash mob

Una sera dei primi di giugno del 2003 più di cento persone arrivarono al nono piano dei grandi magazzini Macy’s, e cominciarono a osservare un tappeto molto grande e costoso. Quando lo stupefatto commesso chiese se avessero bisogno di aiuto, i membri del gruppo spiegarono che vivevano insieme in una comune e cercavano un “tappeto dell’amore”, e che tutte le loro decisioni venivano prese in gruppo. Quindi, dieci minuti dopo, la folla si disperse di colpo, in direzioni diverse, senza alcun coordinamento visibile.

L’evento fu il primo flash mob3 di successo, un gruppo che si impegna in comportamenti apparentemente spontanei, ma in realtà sincronizzati. Questa particolare attività fu inventata da Bill Wasik, un redattore di “Harper’s Magazine”, come una specie di performance da strada, che ironizzava sul conformismo della cultura delle mode. Wasik, presentandosi come un anonimo Bill di New York”, mandò istruzioni via e-mail a un gruppo di persone, spiegando nel dettaglio dove avrebbero dovuto dirigersi e che cosa avrebbero dovuto fare una volta giunti sul posto. Fra i successivi flash mob si ricordano il raduno di decine di persone che imitavano il canto degli uccelli su una piattaforma di pietra a Central Park, New York, oppure una “marcia di zombie” a San Francisco e un dance party silenzioso alla Victoria Station di Londra. Questi raduni si rifanno vagamente al gioco del flagpole sitting4 – un modo di divertirsi innocuo, ma in grado di attirare l’attenzione. Come notò lo scrittore William Gibson a proposito dei nuovi prodotti tecnologici, passata la fase della moda, è normale che certi movimenti acquistino un significato sociale, e così anche i flash mob entrarono nella sfera politica.

Il primo flash mob di ispirazione politica ebbe luogo poco dopo il mob del “tappeto dell’amore”. Il team che curava la campagna per le presidenziali di Howard Dean negli Stati Uniti propose un flash mob a Seattle per settembre (l’invito fu diramato attraverso il fumetto “Doonesbury” di Garry Trudeau). L’anno successivo alcuni manifestanti organizzarono un flash mob contro il primo ministro Vladimir Putin a San Pietroburgo, la sua città, due settimane prima delle elezioni presidenziali russe. Circa 60 giovani mascherati da Putin sfilarono vestiti con magliette sulle quali campeggiavano slogan come “Vova a casa!” (Vova è il diminutivo di Vladimir). L’uso dei flash mob per la protesta politica ha però raggiunto la sua espressione massima in Bielorussia.

La Bielorussia è uno dei paesi più repressivi d’Europa. Ex membro dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, si emancipò dopo il crollo del comunismo negli anni Novanta. Per la maggior parte, gli ex stati sovietici abbracciarono il libero mercato e cercarono la transizione verso la democrazia, ma la Bielorussia mantenne un’economia di stato ed elesse un presidente autocratico,Alexander Lukashenko, nominato per la prima volta nel 1994 con la promessa di sradicare la corruzione. Negli anni a venire Lukashenko ha guidato il paese con un potere assoluto e sempre meno controllato. Quando si candidò alle elezioni per la terza volta, nel marzo del 2006, ottenne quasi l’85% dei voti, un risultato senza dubbio truccato secondo gli osservatori politici.



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