Urania 0839 - Titano by John Varley

Urania 0839 - Titano by John Varley

autore:John Varley [Varley, John]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Science Fiction, ePub cleanup by Garak V4.7
editore: Mondadori
pubblicato: 1980-06-07T22:00:00+00:00


Calvin aveva trovato Gene seguendo il corso dell'Ofione. Si erano incontrati sulle montagne Nemesi di Crio, la regione diurna a ovest di Rea. Gene aveva detto di essere riemerso in una zona di transizione fra notte e giorno, e di aver sempre camminato in cerca degli altri. Sosteneva di essersi limitato a "sopravvivere", quando lo interrogavano su cosa avesse fatto. Cirocco non ne dubitava, ma si chiedeva cosa significasse esattamente quel verbo. In quanto al periodo trascorso in privazione sensoriale, Gene diceva di essersi sentito preoccupato all'inizio e di essersi poi calmato, una volta capita la situazione.

Cirocco non era sicura che lui sapesse bene cosa significava quanto andava dicendo. All'inizio era contenta che ci fosse qualcun altro che sembrava, come lei, di aver risentito poco dal cambiamento. Gaby continuava ad agitarsi nel sonno. Bill aveva buchi di memoria, pensieri che forse tornavano lentamente. Agosto era cronicamente depressa e con tendenza al suicidio. Calvin era felice però preferiva starsene da solo. Solo lei e Gene sembravano non averne risentito.

Però anche lei aveva subito cambiamenti misteriosi: ad esempio, era in grado di comunicare coi titanidi. Era convinta che anche a Gene fosse successo qualcosa di cui non voleva parlare, e ne cercava i segni. Lui sorrideva moltissimo. Diceva a tutti che si sentiva bene, anche se nessuno glielo chiedeva. Era amichevole, a volte fin troppo insistente. Decise che doveva trovarlo e tentare, ancora una volta, di parlare con lui di quei due mesi trascorsi nelle tenebre.

Titantown le piaceva.

Sotto gli alberi, la temperatura era calda e secca. Poiché a Gea il calore saliva dal terreno, la volta altissima lo intrappolava all'interno. Per mantenere il corpo sufficientemente fresco l'ideale era indossare una camicia leggera e camminare a piedi scalzi. Le strade erano illuminate da lanterne di carta che le ricordavano le lanterne giapponesi. Il fondo stradale era in terra battuta, inumidito da strani vegetali che emettevano una pioggerellina sottile ogni rivoluzione di Gea, diffondendo un profumo piacevolissimo. Ai lati delle strade i fiori erano talmente numerosi che i petali cadevano a terra di continuo. Crescevano benissimo anche in quella tenebra perpetua. I titanidi non avevano mai sentito parlare di piani regolatori. Le case sorgevano sul terreno, sottoterra, e persino sugli alberi. Le strade nascevano dóve il traffico era più intenso. Non c'erano insegne né le strade avevano nomi; un'eventuale mappa cittadina sarebbe stata ben presto coperta dalle correzioni apportate dalle case che sorgevano nel mezzo di una strada costringendo i pedoni a cercarsi nuovi varchi fino a quando si stabiliva un nuovo, precario equilibrio.

Tutti avevano una canzone di saluto per lei.

— Ciao, Mostro-della-Terra! Ancora in equilibrio, vedo.

— Oh, guarda, Due-gambe! Vuoi festeggiare con noi?

— Chiedo scusa — cantava lei in risposta. — Ho affari urgenti da sbrigare. Avete visto Maestrocantore?

Cirocco si divertiva a tradurre così le loro frasi, anche se nella lingua dei titanidi non esistevano insulti.

E poi era molto difficile rifiutare i loro inviti. Per loro, la cucina era la forma artistica più sublime; e dopo due mesi a base di frutta e



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