Vandali: L'Assalto Alle Bellezze D'Italia by Gian Antonio Stella Sergio Rizzo

Vandali: L'Assalto Alle Bellezze D'Italia by Gian Antonio Stella Sergio Rizzo

autore:Gian Antonio Stella, Sergio Rizzo [Stella, Gian Antonio & Rizzo, Sergio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Art, General
ISBN: 9788858616567
Google: Ey0-NvRH-1UC
editore: Rizzoli
pubblicato: 2011-02-07T23:00:00+00:00


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Beni culturali, ministri per caso

Dalle «borzétte» di Enzina alle poesie di Bondi: una epopea

La professoressa Enzina Bono Parrino, tolto dalla «borzétta» un fazzolettino per asciugarsi una lacrimuccia, si versò commossa un bicchierino di Marsala. Era un giorno di novembre del 2010. Il deputato fintano Fabio Granata, ignaro del sollievo che avrebbe dato all'anziana preside in pensione, aveva appena pronunciato la fatidica sentenza: «Sandro Bondi è oggettivamente il peggior ministro dei Beni culturali della storia».

Immaginatevi Enzina! Erano due decenni che leggeva da tutte le parti che lei, proprio lei, era stata invece la peggiore di tutti. Due decenni che sospirava ripensando alle cattiverie di chi aveva scritto che lei aveva ereditato, come fosse un comò, il seggio al Senato da «Ciccio» il defunto marito. Che si guastava il sangue al ricordo di un articolo di Andrea Barbato che irrideva alla sua nomina a ministro della Cultura scrivendo che da lei, più che una legge, era lecito attendersi «la ricetta della caponata o della pasta reale». Che cercava di cancellare dalla memoria l'intervista che improvvidamente aveva dato a Paolo Guzzanti confidando (ah, meschina!) il suo dispetto per tutto ciò che era uscito fino ad allora sui giornali contro di lei.

«Ce l'ha in particolare con Barbato il quale, per illustrare la sua ridondante goffaggine, l'ha descritta non soltanto malvestita, ma anche corredata di borse dozzinali e deformi, da massaia sovietica» aveva scritto sulfureo l'allora inviato della «Repubblica». «Questa storia delle borse, più ancora delle accuse di incompetenza, sembra aver ferito l'anima del ministro che, per quanto socialdemocratico, è prima di tutto una signora. Rievocando le ingiurie subite, lo sdegno trabocca e fa saltare le suture linguistiche: ne consegue un'allarmante emorragia consonantica i cui suoni cessano di corrispondere alle convenzioni fonetiche internazionali.» Peggio: «La sua inestinguibile amarezza la spinge dal soliloquio allo sproloquio: "Le borzétte! Io sulle borse, guardi un po', ho anzi propriamente una civetteria. Come si fa a dirmi le borse di quel genere, a me. Qui il giornalista propriamente sbaglia. E sbaglia perché se c'è una civetteria che io posso dire di avere, è proprio quella delle borsette che ne ho decine. Forse centinaia. E pensi che quel giornalista che mi fa queste accuse a ogni Pier sospinto. Lo scriva". Certo che lo scrivo. Come farselo sfuggire? La prima volta che ho sentito dire "A ogni Pier sospinto", ho creduto, per mio eccesso di conformismo, di aver capito male. Ma successivi esempi e reiterazioni mi hanno costretto a ricredermi. Il ministro dei Beni culturali, cresciuta nel crocevia mediterraneo, deve conoscere la leggenda di un povero Piero (forse lo stesso di Achille Campanile, più probabilmente un parente del prode Anselmo) che veniva sospinto chissà dove e chissà da chi. Le va riconosciuto: ce l'ha messa tutta. Ma non serve a niente. In lei sono incancellabili, e per così dire genetici, i tratti della professoressa strapaesana onnipotente e (suo malgrado?) apocalittica».

Certi paragoni! Certi paragoni! «Abbiamo avuto il sospetto che sotto il suo tailleur "made in Alcamo", oltre il suo petto materno prorompente, chiuso



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