Veltroni Walter - 2012 - L'inizio del buio: Alfredino Rampi e Roberto Peci sotto l'occhio della tv by Veltroni Walter

Veltroni Walter - 2012 - L'inizio del buio: Alfredino Rampi e Roberto Peci sotto l'occhio della tv by Veltroni Walter

autore:Veltroni Walter [Veltroni Walter]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: True Crime, General
ISBN: 9788858627631
Google: E7ztQFumt7AC
editore: Bur
pubblicato: 2012-04-30T22:00:00+00:00


Dodici

Quale era la cosa più giusta da fare? Alfredino non può saperlo, la sua età glielo impedisce. Roberto invece non deve pensare ad altro, in quei lunghi giorni, quelle lunghe sere, quelle lunghe notti. Anche lui, che non ha neanche una penna e un foglio per scrivere i suoi pensieri, deve articolare una strategia. Deve usare gli occhi della mente, gli unici che i terroristi non riescono a bendare, per immaginare una via d’uscita. Conosce il modo di ragionare dei suoi carcerieri. E conosce la sua legittima, infinita, voglia di tornare libero. Ripensa alle parole che ha pronunciato, intervistato da Vittorio Monti, sulle colonne del «Corriere della Sera». Sono i giorni del sequestro D’Urso, quando i sequestratori rivolgono pesanti minacce a Patrizio, un «cadavere ambulante» che ha cominciato a collaborare. Roberto, rispondendo al giornalista, non sa che proprio lui finirà nella stessa casa dove il magistrato è recluso e subirà la stessa umiliazione degli interrogatori e delle parole estorte. Il 4 gennaio del 1981, dopo aver incontrato la famiglia di Patrizio Peci e aver descritto la madre come «una donna spezzata dal dolore», Monti scrisse sulla prima pagina del quotidiano: «Parla per tutti Roberto Peci che ha buona proprietà di linguaggio e che a tratti si interrompe per aiutare nel lavoro il padre. “Il vero problema che emerge dietro il caso di mio fratello è quello del rapporto fra lo Stato e chi decide di abbandonare la lotta armata... Molti giovani vorrebbero piantarla col terrorismo. Bisogna trovare il modo di aiutarli concretamente. Questo è il momento buono per stroncare l’eversione ma bisogna battere il ferro finché è caldo... Sono sicuro che ci sono brigatisti che stanno guardando al destino di mio fratello per decidere se continuare o arrendersi. Aiutarli non sarebbe un segno di debolezza ma piuttosto riconoscere il principio della resa trattata. E poi, adesso mio fratello è in pericolo, le Br lo vogliono morto, ma se tanti altri rinunciassero alla lotta armata perché hanno la possibilità di rifarsi davvero una vita, non ci sarebbero più simboli da colpire”».

Uno dei suoi carcerieri avrebbe scritto in un lucido memoriale su quei giorni di caos e lotte di potere nelle Br che «fino a quel momento le Brigate rosse avevano solo subito il progetto-pentiti, non avevano mai detto la loro parola sulla sempre più pesante catena di pentimenti che stava seriamente minando la crescita delle organizzazioni rivoluzionarie. Non si poteva ammettere che il pentimento fosse dettato da motivi morali e politici, in realtà si doveva accreditare, nel movimento rivoluzionario, la tesi che esistesse solo il tradimento per motivi utilitaristici, abilmente manovrato dai carabinieri e dalla magistratura di guerra. Era necessario allora far chiarezza su questo problema, arginare la valanga di dissociazioni che incominciava a prodursi, disarticolare il progetto-pentiti terrorizzando traditori e affini».

Se l’obiettivo era terrorizzare, sono certamente riusciti nel loro intento. Sono nel terrore la moglie di quel ragazzo, le sue sorelle, i suoi genitori. È nel terrore suo fratello, nel carcere di Pescara. Una famiglia distrutta. Ma questo era uno degli obiettivi degli squadristi delle Br.



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