Veronese by Filippo Pedrocco

Veronese by Filippo Pedrocco

autore:Filippo Pedrocco [Pedrocco, Filippo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2014-03-27T23:00:00+00:00


TRIONFI SACRI E TRIONFI PROFANI

Un episodio importante dell’attività del Veronese a metà degli anni Settanta è costituito dal suo impegno nel rinnovo della decorazione di alcuni degli ambienti più importanti di Palazzo ducale, distrutti da un incendio scoppiato la notte dell’11 maggio del 1574 e rapidamente ricostruiti sotto la direzione del proto Antonio da Ponte. A Paolo venne affidata già nel gennaio del 1575 la decorazione del soffitto della sala del Collegio che ospitava il doge e la Signoria nelle più importanti occasioni ufficiali. La decorazione di questo ambiente tenne occupato il pittore per circa tre anni, come risulta dal fatto che i pagamenti in suo favore cessano nel 1577; del resto le tele dovevano necessariamente essere poste in opera prima del marzo del 1578, quando muore il doge Sebastiano Venier, le cui insegne sono presenti nel fregio lungo il soffitto.

Il complesso costituisce uno dei capolavori di Paolo, che trova qui la forma ideale per la glorificazione del “buon governo” della Serenissima, della Fede su cui esso si basa e delle Virtù che ne guidano l’azione. Il programma allegorico è chiaramente espresso nelle iscrizioni che appaiono nei lacunari prossimi alle tre tele maggiori: “Robur imperii” sopra Marte e Nettuno, “Nunquam derelicta” e “Reipublicae fundamentum”, rispettivamente sopra e sotto La Fede e la Religione, e “Custodes libertatis” sotto Venezia dominatrice con la Giustizia e la Pace. I tre comparti centrali sono contornati da otto altre tele a forma alternativamente di T e di L con le figure delle Virtù cristiane, frammezzati sui lati lunghi da sei altri pannelli a monocromo con Episodi di storia greca e romana, aventi valore di “exempla virtutis”.

Le otto figure delle Virtù sono identificabili dagli attributi che le accompagnano: il cane per la Fedeltà, l’agnello per la Mansuetudine, l’ermellino per la Purezza, il dado e la corona per la Ricompensa, l’aquila per la Moderazione, la ragnatela per la Dialettica, la gru per la Vigilanza e la cornucopia per la Prosperità. Queste sontuose figure femminili, abbigliate con sete e broccati, splendide per i preziosi e limpidi effetti decorativi e per l’altissima qualità coloristica, contraddistinta dai cangiantismi e dalla trasparenza delle tinte, quasi annullano il limite dello spazio ristretto entro le ricche incorniciature dorate che le contengono, appoggiandosi a un telaio architettonico dipinto sugli sfondi che sembra proseguire da un riquadro all’altro, in una mirabile unità di spazio. Diversamente, i tre riquadri centrali fanno quasi parte a sé, secondo uno schema che ricorda quello adottato da Paolo quasi vent’anni prima nel soffitto della navata di San Sebastiano.

Di poco successiva al completamento delle tele del soffitto è la grande figurazione dell’Allegoria della battaglia di Lepanto che campeggia nella stessa sala sopra il trono dogale, a fingere con eccezionale effetto scenografico una specie di finestra aperta sulla parete. La pittura ha un chiaro significato celebrativo della potenza bellica dello Stato veneziano, esaltando la prestigiosa vittoria ottenuta il 7 ottobre del 1571 dalla flotta cristiana, con il prevalente contributo di navi e uomini veneziani, contro quella turca. Ma il tema della grande



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