Veronesi Sandro - 2005 - Caos calmo by Veronesi Sandro

Veronesi Sandro - 2005 - Caos calmo by Veronesi Sandro

autore:Veronesi Sandro [Veronesi Sandro]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788895703015
Google: _dxZngEACAAJ
editore: Emons
pubblicato: 2007-12-14T23:00:00+00:00


Ora va decisamente meglio, ma stamattina...

Stamattina, prima del'alba, quando mi sono

svegliato sul divano, Carlo non c’era più, e con lui erano

spariti l'oppio e l'armamentario usato per fumarlo. Mi

sono alzato per andare in camera ma mi sono accorto

che stavo malissimo, e sono dovuto correre in bagno, a

vomitare. E mentre ero lì che vomitavo, abbracciato ala

tazza del cesso, ho visto Dylan che mi guardava dala

porta socchiusa - costernato, si sarebbe detto. È stato un

attimo, Dylan è subito sparito, ma in quel'attimo mi sono

vergognato come mai nela mia vita, e mi è sembrato

letteralmente impossibile riuscire a convivere con tanta

vergogna. Per come mi sono sentito sporco, in quel

momento, e stupido, e indegno perfino dela pietà di un

cane, avrei preferito sprofondare nel mio vomito giù per il

cesso come in quela scena di Trainspotting piuttosto

che uscire dal bagno e incrociare magari lo sguardo di

Mac, la tata di Claudia, che si alza sempre prima

del'alba ed è pura di cuore. Svegliare Claudia, fare

colazione insieme a lei, portarla a scuola e restare qui

davanti ad aspettarla come tutti i giorni mi è sembrato

davanti ad aspettarla come tutti i giorni mi è sembrato

d'un tratto l'Eden perduto. Era tutto molto chiaro, in quel

momento: io non ero degno di occuparmi di mia figlia;

prima o poi quela verità sarebbe venuta a gala; prima o

poi avrei commesso qualcosa di terribile.

Poi, come accade, questa sensazione ha

cominciato a farsi più debole, molto meno netta, io ho

smesso di vomitare e quando mi sono alzato in piedi mi

sono accorto che le gambe mi reggevano e c’era ancora

un futuro davanti a me. Un colpo di sciacquone e il

vomito se n'è andato via in un gorgo verdognolo; mio

malgrado, ho cominciato a credere che avrei potuto farla

franca. Ho chiuso a chiave la porta, ho riempito di acqua

calda la vasca, mi sono spogliato, mi sono immerso nela

vasca e mi sono lavato con accanimento, utilizzando tutti i

prodotti che avevo a portata di mano. Poi mi sono

asciugato nel'accappatoio morbido, mi sono sbarbato

con cura, ho indossato biancheria e camicia di bucato, un

abito grigio perfettamente stirato, scarpe lucide, la

cravatta più bela che ho, e così, facendo ricorso a tutto il

meglio di cui potessi disporre, ho cominciato a sentire

dentro di me il coraggio di andare avanti. Era una specie

di inganno, certo, ma funzionava: l'abito faceva il

monaco. Nel frattempo spuntava il sole - un sole

monaco. Nel frattempo spuntava il sole - un sole

violento, assurdo per essere ottobre inoltrato. Ho

guardato fuori dala finestra del salotto, giù in strada, le

persone che si affrettavano per andare al lavoro, e mi

sono sentito peggiore di tutte loro, sì, ma non al punto di

non potermici più nemmeno mescolare. Ho portato fuori

Dylan, l'ho osservato cacare nela posa tremante e

ridicola che assumono i cani quando cacano, e mentre

raccoglievo la sua cacca dal marciapiede ho pensato che

in fatto di atteggiamenti sconvenienti non era certo lui che

poteva farmi la morale. Tornato in casa ho affrontato

Mac, in cucina, e il suo leggendario silenzio mi ha aiutato

a credere che non si fosse accorta di nula: non una

parola, solo un unico gesto protettivo, colmo di pietà

femminile, quando con la mano mi ha aggiustato il coletto

dela giacca che faceva una piega sotto la nuca.



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