Vivere per qualcosa by Luis Sepúlveda Carlo Petrini José Mujica

Vivere per qualcosa by Luis Sepúlveda Carlo Petrini José Mujica

autore:Luis Sepúlveda, Carlo Petrini, José Mujica [Luis Sepúlveda, Carlo Petrini, José Mujica]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Guanda
pubblicato: 2017-04-16T22:00:00+00:00


CARLO PETRINI

Conosco Mujica da molto tempo, ma la sua passione per la politica mi sorprende e mi scalda il cuore ogni volta che lo sento parlare o leggo i suoi scritti. Penso che in questo momento storico, in particolare nella mia Italia, l’attivismo e l’impegno debbano essere mossi da due pilastri di fondo che reputo straordinariamente importanti. Sono due concetti che la nostra società basata su competizione, concorrenza e ricerca del profitto ha dimenticato e relegato alla marginalità, proprio perché incompatibili con il sistema dominante. Due parole chiave che dobbiamo lottare per far ritornare di uso comune, per riportarle a costituire il fondamento del nostro abitare questo pianeta, del nostro vivere collettivo. La prima parola è compassione. Praticarla significa saper intercettare la sofferenza altrui e farla nostra, avere coscienza che chiunque nel mondo stia soffrendo è un fratello e che quella sofferenza è anche la nostra, è anche un pezzo del nostro fallimento di comunità umana. Si tratta di qualcosa che ha rappresentato un punto fermo per le sinistre di tutto il mondo, per i movimenti sociali e rivoluzionari di ogni epoca e di ogni indirizzo. Perché la compassione va a braccetto con l’empatia, e l’empatia è quella che ci permette di metterci nei panni degli altri, di comprenderne conflitti e bisogni. E quando ci sono compassione ed empatia il risultato non può che essere l’azione volta al cambiamento delle condizioni che opprimono l’uomo invece di dargli dignità, che calpestano la nostra essenza invece che esaltarla. Il secondo elemento è invece il concetto di fraternità universale, che superi i confini dei nostri paesi, che comprenda il mondo come nostro orizzonte di pensiero e di azione. A questo proposito siamo oggi di fronte a una situazione che rappresenta una vergogna per chiunque si consideri civile. Solo nei primi mesi del 2016, nel mare Mediterraneo, sono morte più di 4300 persone che cercavano di raggiungere l’Europa e di costruire un futuro migliore per sé e per i propri figli, mogli, mariti, fratelli. Dove sono finiti i valori su cui è nata la Comunità Europea? Dove sono finiti gli slanci emancipatori che hanno condotto alla nascita delle nostre democrazie e delle bellissime carte costituzionali su cui si fondano le nostre comunità? Parlare di questa carneficina in Italia ha poi un sapore ancora più amaro, perché il nostro è un popolo di migranti, un popolo che per decenni è andato per il mondo e ha vissuto il dolore del rifiuto, la durezza della terra straniera, il sapore acre del pane altrui. Gli italiani morivano in mare a centinaia come oggi muoiono i migranti africani e siriani. E la mia generazione ha ancora fatto in tempo a sentire cantare, nelle osterie, l’epopea di questo esodo, fatto di speranze e frustrazioni, di fiducia e di disperazione. Un mio carissimo amico e grande artista da poco prematuramente scomparso, Gianmaria Testa, in una delle sue canzoni più intense diceva: «Eppure lo sapevamo anche noi / l’odore delle stive / l’amaro del partire. / Lo sapevamo anche noi / e una lingua da disimparare / e un’altra da imparare in fretta / prima della bicicletta.



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