vol._3 by la spada della verità

vol._3 by la spada della verità

autore:la spada della verità
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-11-12T16:00:00+00:00


VENTISETTE

La prima cosa che rivide furono i due fuochi che ardevano nella sala, quindi, simili a brandelli di un sogno oscuro, le torce, i cupi muri di pietra e infine le persone rientrarono nel suo campo visivo.

Il suo corpo rimase come insensibile per qualche attimo, prima che la dolorosa sensazione di avere migliaia d'aghi piantati nella carne tornasse ad attanagliarla. Sentiva male ovunque.

Jagang staccò con un morso un pezzo di carne dalla coscia del fagiano arrosto, lo masticò un po', quindi puntò l'osso verso la donna.

«Sai qual è il tuo problema, Ulicia?» le chiese, riprendendo a masticare. «Usi una magia che non puoi liberare tanto velocemente quanto credi.»

Il sorriso irriverente tornò ad aleggiare sulle labbra unte di grasso. «Io, d'altro canto, sono un tiranno dei sogni. Uso il tempo che intercorre tra i frammenti di pensiero e in quello spazio immobile, dove non esiste nulla, io posso fare qualunque cosa. Posso andare dove nessun altro può.»

Accennò di nuovo con l'osso e deglutì. «Capisci, uso lo spazio tra i pensieri, quindi, per me, il tempo è infinito e posso fare ciò che voglio. Voi potreste essere delle statue che cercano di acchiapparmi.»

Ulicia sentiva la presenza delle sue consorelle. Il legame sussisteva ancora.

«Rozzo. Molto rozzo» commentò l'imperatore. «L'ho visto fare molto meglio da altri, ma è anche vero che avevano fatto esercizio. Penso di lasciarlo, per ora. Voglio che vi sentiate. Lo spezzerò più tardi. Proprio come posso spezzare il legame, posso spezzare le vostre menti.» Ingollò un sorso di vino. «Ma credo che la cosa risulterebbe improduttiva. Come si può insegnare una lezione a una persona, insegnargliela veramente, intendo, se la sua mente non può comprenderla?»

Tramite il legame, Ulicia sentì Cecilia che perdeva il controllo della vescica e avvertì il caldo rivolo di urina che colava lungo le gambe della consorella.

«Come?» chiese Ulicia, accorgendosi di avere una voce vuota. «Come fai a usare lo spazio tra i pensieri?»

Jagang prese il coltello e tagliò una fetta di carne dal pezzo posato sul vassoio d'argento lavorato vicino a lui. Piantò la punta del coltello nel centro sanguinolento della fetta, dopodiché appoggiò i gomiti sul tavolo. «Cosa siamo tutti noi?» Agitò in aria il pezzo di carne che colava sangue lungo la lama del coltello. «Cos'è la realtà, la realtà della nostra esistenza?»

Sfilò la carne dal coltello usando i denti e continuò a parlare masticando. «Siamo i nostri corpi? Vuol dire che una persona con il fisico minuto è meno grande di una con il corpo robusto? Se fossimo i nostri corpi, perdendo un braccio, o una gamba, il nostro valore come individui diminuirebbe, cominceremmo a svanire lentamente. No. Continuiamo a rimanere le stesse persone.

«Noi non siamo il corpo, noi siamo i pensieri. A mano a mano che si formano, essi definiscono chi siamo e creano la realtà della nostra esistenza. Tra questi pensieri c'è il nulla, semplicemente il corpo in attesa che i nostri pensieri ci rendano ciò che siamo.

«Io mi insinuo nello spazio tra i vostri pensieri. Quello spazio che per voi non significa nulla, per me, invece, vuol dire molto.



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