Vulcani by Vulcani Così il pianeta cambia pelle
autore:Vulcani Così il pianeta cambia pelle [LDB]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Hoepli
pubblicato: 2019-06-23T16:00:00+00:00
Il Vesuvio, ieri
Dopo quel 79 d.C. la terra partenopea non fu più la stessa. La maschera dellâinnocua montagna, che incorniciava timida il suo delizioso golfo, cadde e le eruzioni si susseguirono con regolarità . Ma lâintensità non fu sempre la stessa perché oggi come allora, lo ricordiamo, lo stato del condotto può essere aperto oppure ostruito. Nel primo caso, permettendo lo sfogo dei gas e la fuoriuscita della lava si generano eruzioni debolmente o moderatamente esplosive di tipo stromboliano, accompagnate da colate ad acidità medio-alta. Nel secondo caso, invece, i detriti che lo otturano costringono i gas ad accumularsi e il magma a stazionare a lungo allâinterno della camera magmatica, dove si modifica chimicamente fino a liberarsi con violenza in eruzioni pliniane o subpliniane. Queste ultime sono leggermente meno potenti: di durata inferiore e minor raggio dâazione, si differenziano in due tipi, a seconda che presentino o meno flussi piroclastici e di quale estensione.
Delle prime eruzioni vesuviane abbiamo una documentazione scarna. Si racconta di una nellâanno 202, i cui boati si udirono persino a Capua, mentre quelle del 472 e 512, tra le più energetiche (si pensa subpliniane), spolverarono di cenere persino Costantinopoli (lâattuale Istanbul).
A partire dalla seconda metà del XVI secolo, con lâavvento della stampa, lâattività del vulcano venne documentata con maggior dettaglio, permettendoci di apprendere che una lunga pausa di diversi secoli precedette lâaltra grande eruzione tristemente nota: la subpliniana più potente degli ultimi 1000 anni, quella che ebbe inizio nel dicembre del 1631. Durò diciassette giorni e rase al suolo tutti i centri abitati arroccati alle pendici del cono, che ne uscì ribassato di ben 450 metri e allargato di circa 1000; persero la vita dalle 1000 alle 4000 persone (decine di migliaia riuscirono a fuggire a Napoli), oltre che migliaia di capi di bestiame. La colonna eruttiva superò i 15 km di quota rimanendo sostenuta per circa otto ore, poi originò flussi piroclastici a temperature superiori ai 300 °C, che si allungarono da Portici a Torre Annunziata.
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