Warleggan (Saga Poldark 4) by Winston Graham

Warleggan (Saga Poldark 4) by Winston Graham

autore:Winston Graham [Graham, Winston]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-01-03T16:00:00+00:00


Ross attraversò in silenzio la valle di Nampara. Un’importante conseguenza degli avvenimenti della notte del 2 febbraio era che il signor Trencrom non avrebbe più potuto avvalersi per lungo tempo della spiaggia di Nampara per sbarcarvi la sua merce di contrabbando. E la cosa avrebbe influenzato negativamente sulle entrate di Ross: si trattava di una differenza vitale, una grossa somma in meno su cui invece egli aveva fatto conto. Aveva rischiato e di nuovo aveva perso...

Dopo aver riferito a Demelza l’andamento del processo, Ross si sedette, con una copia del giornale di Sherborne in mano, di fronte alla moglie che stava rammendando dei calzini.

Ad un tratto Demelza disse:

— Ross, non te ne ho mai parlato, ma un giorno all’inizio dell’anno, sono andata a St. Ann a comperare certe cose che ci servivano... ricordi, che ti ho chiesto di prestarmi Moretta? ... e mentre ero là, ho incontrato il signor Renfrew il quale mi disse che era proprio un peccato che tu avessi venduto le azioni che ancora avevi di Leisure. Io non te l’ho mai chiesto perché... be’, se non volevi dirmelo, era inutile cercare di saperlo. Forse non volevi preoccuparmi. O forse il signor Renfrew si sbagliava e voleva riferirsi alle prime azioni che avevi venduto.

— No. E’ vero. Le ho vendute ai primi di gennaio. Ci ho ricavato seicentosettantacinque sterline, un buon profitto sul mio investimento. Certo non abbiamo più la rendita...

— Hai investito tutta la somma nell’altra miniera di Grace?

Proprio perché lei gli spianava la strada ad una menzogna, Ross non si sentì capace di mentirle.

— No. Solo le settantacinque sterline. Le altre seicento le ho usate per cancellare un debito d’onore...

— Ah, bene... — disse soltanto Demelza dopo un attimo di silenzio.

— Demelza, era molto che volevo spiegarti questa faccenda, ma non sapevo come fare. Aspettavo di trovarmi in una posizione finanziaria migliore, quando non sarebbe importato quello che avevo fatto con quei soldi. Invece devo darti una spiegazione quando importa più che mai.

Lei lo guardò soprappensiero.

— Il danaro è tuo, Ross. Devi farne quel che ti pare.

— Non interamente. Ho parecchi obblighi, io; ma uno in modo particolare mi era parso al di sopra degli altri.

Qualcosa nell’espressione di lui le suggerì quanto stava per dirle. Posò l’indumento che stava rammendando. E lui le disse che cosa aveva fatto.

— Adesso, — egli concluse, — con quei soldi che io mi sentivo in dovere di restituire a Geoffrey Charles, Elizabeth può barcamenarsi in questi primi difficili anni senza Francis.

— Sì, capisco.

— Prima di Natale, naturalmente, non ero in posizione di aiutare nessuno. Poi quel mio sconosciuto amico mi ha dato modo di tirare il fiato. E mi ha fatto venire l’idea di copiarlo. E’ stata probabilmente una mossa avventata, ma io avevo bisogno, per la tranquillità della mia anima, di sentirmi libero dal peso di quel senso di obbligazione. Naturalmente allora facevo conto che il danaro di Trencrom continuasse almeno per qualche anno ancora ad entrare regolarmente nelle mie tasche.

Demelza non parlò. Spezzò il filo di cotone con i denti e rimase a guardarlo con gli occhi stretti.



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