Young Louisa - 2011 - L'inverno si era sbagliato by Young Louisa

autore:Young Louisa [Young Louisa]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
ISBN: 9788811681922
Amazon: 8811681928
editore: Garzanti Libri
pubblicato: 2011-01-01T23:00:00+00:00

15

A ovest di Zonnebeke, agosto 1917

Purefoy camminava verso il centro smistamento feriti. Il capitano Fry lo scorse nel punto in cui le passerelle di legno creavano un crocevia, mentre avanzava con lo sguardo fisso oltre il cimitero del campo di battaglia inondato. Tre croci di legno si ergevano solitarie dall’acqua stranamente calma, come tre spade nella roccia. Una era coronata da un teschio ridente. Tutto il resto era, da settimane, fango e morte.

«Riesci a camminare?» gli gridò Fry, che in realtà era un chirurgo odontoiatra. «Così, bravo. Tieni la testa in avanti!» Purefoy non lo sentì ma non importava. Sapeva che doveva tenere la testa in avanti.

Aveva gli scarponi incrostati di fango, che appesantiva ogni suo passo, ma le gambe erano forti e la strada ovvia: seguire la passerella verso ovest fino al gigantesco moncone di dente nero e carbonizzato che era tutto ciò che restava di Ypres.

Dondolava le braccia. Dentro, la sua testa era bollente e lui aveva sete.

Il caos intorno a lui non era peggio di quello del giorno prima o del giorno prima ancora; era lo stesso caos. Fondo piatto e scivoloso. Fango di sangue, sangue di fango. “Oh sì, siamo tutti poeti qui.” Chiuse gli occhi per un istante, ma dentro la sua testa c’era ancora più rumore che fuori, rosso e nero, spari.

Nessuno gli rivolgeva la parola.

Lui non rivolgeva la parola a nessuno.

Non sapeva quali rumori fossero reali.

“Continua a trascinarti.” Voleva sbottonarsi la giubba ma c’era sopra qualcosa di bagnato.

Sbottonarsi la giubba? “Santo cielo, capitano, che cosa ti viene in mente? Il regolamento!” Nella tasca della giubba c’erano diciassette bellissime lettere e la preghiera di Ainsworth.

C’erano mosche. “Non sono ancora destinato a voi, amiche.” Voleva scuoterle via ma la sua testa non si scuoteva. Voleva pulirsi la faccia ma la sua mano non vi si avvicinava. Voleva deglutire. Non era sicuro di chi l’avesse bendato, però, oh, che bel cielo.

“Coraggio per i problemi grandi e pazienza per i piccoli.

“Continua a trascinarti.

“Per ardua ad astra.” Con uno sforzo fino alla postazione feriti la stazione Victoria la stazione di Paddington per Pewsey e per i Downs, orchidee selvatiche piccole come api, piccole api purpuree e leopardate, in mezzo agli eggs and bacon, no, in realtà non si chiamano eggs and bacon i ginestrini, e l’aria tersa lassù che schiarisce il cervello, e l’erba brucata dalle pecore, muscosa e soffice. Concime di conigli. Minuscolo quando sei sdraiato. Ancora un po’ umido, vero? Non importa, puoi sdraiarti sul mio cappotto. Piantine minuscole. Veccia. La sua carne bellissima e la beatitudine di scivolarci dentro.

«Attento, signore...» «Ha bisogno di una mano, signore?» “Continua a trascinarti.” Era successo qualcosa di veramente tremendo quel giorno. “Cosa? Più tremendo degli altri giorni?” Aveva sentito da qualche parte che l’autoironia era un chiaro sintomo di salute mentale... “Ah, be’, allora non sono ancora matto, devo esserne grato, però sto camminando attraverso la Valle oscura della Morte.” Non spaventate i cavalli. Cavalli che sguazzano nei pozzi neri del fango. Mezzo cavallo su un albero, la testa

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