Zazie nel metró by Queneau Raymond

Zazie nel metró by Queneau Raymond

autore:Queneau Raymond
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 88-06-13474-4
editore: Einaudi
pubblicato: 1994-01-01T00:00:00+00:00


CAPITOLO TREDICESIMO

Mado-Ptits-pieds guardò per tre secondi il telefono che squillava, poi al quarto secondo cominciò ad ascoltare quel che succedeva dall’altra parte. Fatto discendere lo strumento dal suo trespolo, lo udì subito assumere la voce di Gabriel, che dichiarava di dover dire due parole alla propria casalinga.

- E spìcciati, – aggiunse.

- Non posso, – disse Mado-Ptits-pieds. – Sono sola. Turandot non c’è.

- Chiaccheri, – disse Laverdure, – chiaccheri, non sai far altro.

- Ehi, scema, – disse la voce di Gabriel. – Se non c’è nessuno, tiri il bandone; se c’è qualcuno, lo sbatti fuori. Capito, testa di rapa?

- Sì, signor Gabriel.

E riattaccò. Non era tanto semplice. Infatti c’era un cliente. Avrebbe potuto lasciarlo solo, perché si trattava di Charles e Charles non era il tipo che fruga nella cassa per rubar qualche soldo. Un tipo onesto, Charles. Prova si è che proprio in quel momento le aveva fatto una proposta di matrimoccolo.

Mado-Ptits-pieds aveva appena cominciato a riflettere a quel problema quando il telefono riprese a suonare.

- Accidenti, – ruggì Charles. – Non si può stare in pace in questo bordello.

- Chiaccheri, chiaccheri, – disse Laverdure innervosito dalla situazione, – non sai far altro.

Mado-Ptits-pieds riprese in mano il ricevitore e lo sentì emettere un certo numero di aggettivi, uno più sgradevole dell’altro.

- Non riattaccare, strega, non sapresti dove richiamarmi. E spicciati, sei sola o c’è qualcuno?

- C’è Charles.

- Cosa vogliono da Charles, – disse Charles, nobilmente.

- Chiaccheri, chiaccheri, non sai, – disse Laverdure, -far altro.

- È lui che strilla così? – chiese il telefono.

- No, è Laverdure, Charles, lui, mi sta parlando di confetti.

- Ah, si decide, – disse il telefono, con indifferenza. -Questo non gli impedisce di andare a chiamare Marceline, se non vuol farti salir le scale. Per te, lo vorrà pur fare, il Charles.

- Vo a chiederglielo, – disse Mado-Ptits-pieds.

(pausa).

- Dice che non vuole.

- Perché?

- Ce l’ha con lei.

- Scemo. Digli che venga all’apparecchio.

- Charles, – gridò Mado-Ptits-pieds (gesto).

Charles non dice nulla (gesto).

Mado perde la pazienza (gesto).

- Arriva? – chiede il telefono.

- Sì, – dice Mado-Ptits-pieds (gesto).

Finalmente Charles, dopo aver vuotato il bicchiere, si avvicina lentamente al ricevitore poi, strappando l’apparecchio dalle mani della sua forse futura, proferisce questa parola cibernetica:

- Pronto.

- Sei tu, Charles?

- Uènn.

- Allora, dài, vai a chiamare Marceline, devo parlarle, è urgente.

- Non ricevo ordini.

- Ma via, non si tratta di ordini, sbrigati ti dico, è urgente.

- E io ti dico che non ricevo ordini da nessuno.

E rimette giù.

Poi tornò verso il banco, dietro al quale Mado-Ptits-pieds pareva meditare.

- Allora, – disse Charles, – che ne dici? È si? È no?

- Kelloaddire, – sussurrò Mado-Ptits-pieds. – Lei me lo dice così, di schianto. Kivvammaginàrselo. Signor Charles, ci devo pensare.

- Come se tu non ci avessi già pensato.

- Oh! signor Charles, come è scheletrico, lei!

Il campanello di quello schifio ricominciò a telefunzionare.

- Ma insomma, insomma, dico, si può saper che c’è?

- Lascia perdere, – disse Charles.

- Non bisogna esser così cattivi, è un amico.

- Già, ma con quella bambina supplementare, va mica bene.

- Non ci pensi.



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