A mani vuote (Il Giallo Mondadori) by Valerio Varesi

A mani vuote (Il Giallo Mondadori) by Valerio Varesi

autore:Valerio Varesi [Varesi, Valerio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-01-30T12:00:00+00:00


10

Soneri si ritrovò sul marciapiede di via Repubblica, guardò l’orologio e constatò che mancava un’ora al buio. Contemplò il cielo sopra il campanile del palazzo del Governatore, osservando l’uniforme velatura arrossata dal sole che tramontava, percorse la piazza, oltrepassò via Mazzini, superò la Parma e si fece condurre dalla discesa che portava al monumento a Corridoni, per poi svoltare a sinistra inoltrandosi nell’Oltretorrente. In fondo a via Bixio, alla barriera che segnava la fine del centro, c’era la pelletteria che era stata di Gerlanda: un edificio di mattoni a vista color cotechino, che appariva fuori luogo come un meteorite fra case rimesse a nuovo rilucenti della mezza tinta paglierina tipica della città. Attraversò la strada e varcò il cancello tra due pilastri di cemento nel momento in cui un’auto stava uscendo. Dovette ritrarsi per farla passare e quando la macchina svoltò in via Bixio, Soneri riconobbe De Angelis al volante. Ma non ebbe neanche il tempo di fargli un cenno, perché l’altro accelerò sparendo tra le case.

Tentò invano di collegare l’apparizione del socio di Galluzzo con la vendita dell’area, senza trovare un legame: anziché rafforzare un’ipotesi, ogni cosa nuova divergeva, aprendo altri scenari. Il questore aveva sintetizzato tutto questo ai giornalisti con parole imbellettate da conferenza stampa: “indagini a trecentosessanta gradi”. Ma Soneri sapeva qual era la realtà e bastava a creargli più di un malumore.

Per fortuna i suoi pensieri sfumarono quando notò un tizio con i capelli bianchi lunghi fino alla nuca che usciva dagli uffici della fabbrica. Si fermò per osservarlo mentre si avvicinava: la sua chioma dava l’idea del vento, anche se l’aria era immobile da giorni.

— Cavatorta? — azzardò Soneri.

L’altro si fermò a pochi passi da lui e annuì con sguardo diffidente. — Perché?

— Sono Soneri, della questura, e vorrei parlarle.

— Non so cosa ci sia da dire — replicò l’uomo con scortesia. Era leggermente girato di lato, nella posa di chi ha fretta di andarsene.

— Ci sarebbero tante cose… — lo corresse il commissario. — Ma a me ne bastano alcune, per ora.

Cavatorta si rilassò, rassegnato ad ascoltare. Poi guardò il commissario e gli rivolse un cenno che equivaleva a un via libera.

— Come sono i rapporti con Gerlanda?

Per un po’ l’uomo rimase bloccato nell’espressione interrogativa di alcuni istanti prima, quindi alzò le spalle in un gesto che anticipò di qualche secondo la sua risposta: — Ci siamo divisi da poco.

— E vi siete lasciati male?

— Io non volevo vendere — borbottò Cavatorta.

— Avrebbe aspettato che l’area venisse valorizzata dalla variante urbanistica?

Nuova alzata di spalle: — Per me, avrei continuato a lavorare.

— Sa benissimo che la fabbrica stava in piedi solo perché Gerlanda costringeva i suoi clienti ad acquistare qualche partita di merce — affermò Soneri.

L’altro lo fissò con uno sguardo carico d’astio. — Lo dice lei. Avevamo tanti clienti — replicò alzando la voce.

Il commissario notò che Cavatorta stava sudando copiosamente impregnando la camicia. Allora alzò gli occhi verso i mattoni della fabbrica e valutò il contrasto con i colori chiari delle case intorno, che parevano rappresentare l’avanzata del nuovo.



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