Divini rivali by Rebecca Ross

Divini rivali by Rebecca Ross

autore:Rebecca Ross [Ross, Rebecca]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9791259675385
pubblicato: 2023-10-12T12:15:39+00:00


26

Eclissare

Cosa avrebbe dovuto fare con lui?

Iris non ne aveva idea, ma si sentiva un nodo allo stomaco mentre si allontanava dal corpo atletico di Roman e si alzava in piedi barcollando. Si mise a braccia conserte e lo guardò mentre si tirava su con un gemito. Le sembrava di aver ingoiato un raggio di sole – più guardava Roman e più le si diffondeva un ronzio caldo nel corpo – e si rese conto che, in effetti, era contenta di vederlo. Ma il suo orgoglio rimase saldo come uno scudo; non glielo avrebbe mai fatto sapere.

«Devo chiedertelo di nuovo, Kitt?».

Lui si ripulì la tuta dai fili d’erba e dalla terra con tutta calma prima di tornare a guardarla. «Forse. Il linguaggio rude ti dona».

Iris digrignò i denti ma riuscì a trattenere un’altra imprecazione, facendo scrocchiare il collo. «Hai la minima idea del pericolo che abbiamo corso, solo perché hai deciso di attraversare un campo durante un allarme?».

Quelle parole lo fecero tornare serio. Una nuvola oscurò il sole. Un’ombra cadde di nuovo sul mondo e Iris trasalì come se fosse di nuovo per via di un eithral.

«Quelli erano eithral, vero?». La voce di Roman era cupa.

Iris annuì. «Conosci le antiche leggende?».

«Qualcuna. La maggior parte del tempo dormivo, durante le lezioni di storia».

Per qualche motivo, Iris faceva fatica a immaginarlo. Roman Competitivo Kitt, che voleva sempre essere il migliore in ogni cosa.

«Suppongo che la sirena serva a dare l’allarme quando si avvicinano?», le chiese.

«Sì, tra le altre cose», rispose lei.

Lui la fissò per un lungo momento inebriante. Il vento soffiò tra loro, fresco e profumato di erba schiacciata. «Non lo sapevo, Winnow. Ho sentito la sirena e ho pensato che significasse che dovevo sbrigarmi a raggiungere la città. Non avresti dovuto rischiare così per me, correndo a quel modo allo scoperto».

«Ti avrebbero buttato addosso una bomba, Kitt, che probabilmente avrebbe anche raso al suolo la città».

Lui sospirò e si passò una mano tra i capelli scuri. «Ancora una volta: mi dispiace. C’è qualcos’altro che dovrei sapere?».

«Ci sono altre sirene e protocolli, ma lascerò che sia Marisol a spiegarteli».

«Marisol? È il mio contatto». Roman cominciò a guardarsi intorno in cerca dei bagagli che aveva lasciato cadere. Tornò sui suoi passi e recuperò la macchina da scrivere e la borsa di cuoio, raggiungendo poi di nuovo Iris, che lo aspettava immobile come una statua. «Ti spiace fare le presentazioni?».

«Non intendo fare niente finché non risponderai alla mia domanda», ribatté Iris. «Perché sei qui?».

«Tu che ne dici, Winnow? Sono qui per scrivere della guerra, proprio come te».

Roman non stava strizzando gli occhi ma Iris faceva comunque fatica a credergli. Il suo cuore continuava a battere all’impazzata. Non riusciva a capire se fosse per quell’appuntamento mancato con la morte o per il fatto che Roman era lì, proprio di fronte a lei – ed era bello con quella tuta indosso così come lo era con una camicia inamidata e un paio di pantaloni stirati.

«Qualora te ne fossi dimenticato... mi hai battuto, Kitt», disse Iris. «Hai vinto tu il posto da editorialista, proprio come hai sempre voluto.



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