Artemisia Gentileschi by Tiziana Agnati

Artemisia Gentileschi by Tiziana Agnati

autore:Tiziana Agnati [Agnati, Tiziana]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Art, Individual Artists, General
ISBN: 9788809804449
Google: ho1MBQAAQBAJ
editore: Giunti
pubblicato: 2014-11-11T23:00:00+00:00


TRA NAPOLI E L’INGHILTERRA

Agli inizi del XVII secolo Napoli era la più grande città d’Europa dopo Parigi – tre volte più estesa di Roma – ed era la nuova capitale dell’arte, meta di mercanti d’arte e pittori in cerca di committenze. Il soggiorno di Caravaggio dal 1606 al 1607 aveva avvicinato il gusto di corte al realismo, e aveva aperto la strada ai pittori che giungevano dal Centro Italia. Tuttavia preminente rimase la corrente del classicismo bolognese, ravvivata dai contatti tenuti dagli artisti locali con Roma e dal soggiorno a Napoli di Guido Reni, Domenichino e Lanfranco. Anche la Gentileschi fu attratta dalle possibilità che offriva la città partenopea, pur mantendendo anche durante il periodo napoletano i rapporti con i suoi committenti del Centro Italia. Il carteggio di quegli anni indica infatti che inviò tele a Cassiano dal Pozzo, a Francesco I d’Este e al granduca di Toscana – allora Ferdinando II, figlio di Cosimo II. Lavorò anche per committenti stranieri: Carlo I d’Inghilterra, Carlo di Lorena, duca di Guisa, Filippo IV di Spagna – per il quale realizzò la Natività di san Giovanni Battista (1631-1633), ora al Prado – Luigi XIII re di Francia, al quale era probabilmente destinata la sua Minerva, e l’imperatrice Maria d’Austria, sorella del re di Spagna, che nel 1630 soggiornò quattro mesi a Napoli.

Del 1630 è l’Annunciazione, una delle sue pochissime opere a destinazione pubblica. Il dipinto venne presumibilmente realizzato per San Giorgio de’ Genovesi; la notevole somiglianza con l’Annunciazione (1622) che Orazio realizzò per San Siro a Genova fa pensare che il committente abbia effettivamente richiesto una copia molto simile al dipinto che ornava l’altare della chiesa genovese. Il lavoro è privo dell’intensa drammaticità che caratterizza le altre opere della Gentileschi: Artemisia realizzò una figura femminile virginale e compassionevole, conforme all’ideale mariano di umiltà e purezza. Clio (1632), il lavoro che segue l’Annunciazione, ne ripropone l’impianto coloristico e il motivo del drappeggio, ma se ne discosta per la pennellata vigorosa e la fisionomia della sua eroina, ispirata al classicismo. Sebbene la raffigurazione sia stata interpretata come un’allegoria della Fama, basata sull’Iconologia di Cesare Ripa, gli attributi della figura differiscono da quelli prescritti dal Ripa: non impugna un ramo d’ulivo, non ha ali né il medaglione con il cuore. È invece più probabile che l’immagine rappresenti Clio, la musa della Storia, che, secondo Ripa, porta sul capo una corona d’alloro, e ha una tromba in una mano e un volume di Tucidide nell’altra. Non a caso, una Clio attribuita a Jusepe de Ribera e conservata a San Pietroburgo presenta gli stessi attributi. Risalgono al periodo partenopeo anche un ciclo di tele per la cattedrale di Pozzuoli che include I santi Procolo e Nicea, il Martirio di san Gennaro e l’Adorazione dei magi. Oltre a queste importanti commesse ecclesiastiche, Artemisia realizzò dipinti per il palazzo del re di Spagna – il Buen Retiro – e una Cleopatra precedentemente attribuita a Stanzione, conservata a Londra in una collezione privata ed esposta alcuni anni fa a Napoli.



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