Chiese chiuse by Tomaso Montanari

Chiese chiuse by Tomaso Montanari

autore:Tomaso Montanari [Montanari, Tomaso]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2021-07-23T12:00:00+00:00


Sono conclusioni largamente condivisibili: se fossero state rettamente intese, e seguite, si sarebbero evitate in radice le citate disavventure, a tratti gravi, occorse a grandi monumenti italiani. E, tuttavia, c’è qualcosa di non convincente in questo ragionamento dei vescovi italiani: ed è che si percepisce con chiarezza che si tratterebbe di conciliare le esigenze rinnovate del culto con “interessi” diversi da quelli della stessa Chiesa. Ciò che sembra sfuggire è che la tutela del patrimonio culturale non è solo un interesse sempre rivendicato nei documenti ecclesiastici, ma, piú profondamente, è un’esigenza nata nel cuore stesso della vicenda edilizia e liturgica della Chiesa cattolica.

Pensiamo alla storia della stessa San Pietro in Vaticano. Il 18 aprile del 1506, mentre Giulio II poneva la prima pietra della nuova basilica, i canonici della venerabile basilica costantiniana, che cominciava a subire i primi affronti, ribattezzavano Donato Bramante «mastro ruinante», cogliendo appieno il nesso tra distruzione e costruzione, quello che Horst Bredekamp ha definito «il principio della distruzione produttiva»8. Non è certo possibile, né sarebbe sensato, ripercorrere qua le ben note tappe della tormentata progettazione della nuova basilica. Interessa però rilevare che, su un piano della storia intellettuale e culturale europea, il frutto piú importante di quel dibattito fu il sorgere di un senso storico teso alla conservazione e alla tutela del passato. La distruzione della San Pietro costantiniana innescò, in altri termini, un vasto movimento di opinione che, innestandosi poi sulla riscoperta dell’età apostolica e di quella paleocristiana indotte dall’innesco della Riforma protestante, condusse allo storicismo moderno. I meravigliosi disegni dell’artista olandese Maarten Van Heemskerk mostrano come negli anni Trenta del Cinquecento nell’area vaticana si affrontassero sostanzialmente due maestose rovine, una per cosí dire vecchia e una nuova. In tali disegni, quelle due metà appaiono drammaticamente bisognose l’una dell’altra: una potente metafora della tensione continua fra tradizione e rinnovamento che percorreva, e percorre, la storia della Chiesa. Gli oppositori della San Pietro a pianta centrale, ritenuta un impensabile cedimento al paganesimo redivivo, si trovavano implicitamente a difendere una sua costruzione nella tradizionale forma a croce latina: la quale però implicava la distruzione di ciò che rimaneva in piedi della basilica costantiniana, su cui avrebbe dovuto sorgere l’auspicato piedicroce. L’anno giubilare 1600, quello oscurato dal rogo di Giordano Bruno, fu celebrato in questa singolare basilica a due facce, una rivolta al passato e una al futuro.

Anche quando fu evidente che ciò che rimaneva di quella antica sarebbe stato gettato a terra, non si riuscí a smettere di abbellirla, restaurarla, dotarla di nuove pale d’altare e addirittura di nuove tombe. In questa bizzarra situazione prese vigore l’ala dei “conservatori”: di coloro che, cioè, speravano comunque di difendere quella venerabile reliquia. Si trattava di alcune delle migliori intelligenze e di alcuni dei piú alti spiriti della Chiesa di allora, guidati idealmente dal cardinale oratoriano Cesare Baronio, il piú fervente e competente cultore della nascente storia delle antichità cristiane. Nella decisiva seduta della Congregazione della Reverenda Fabbrica che si tenne il 26 settembre 1605, Baronio si oppose, dicono le fonti, «aspramente, sebbene piamente» alla distruzione.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.