Compleanno di sangue by James Patterson & Maxine Paetro

Compleanno di sangue by James Patterson & Maxine Paetro

autore:James Patterson & Maxine Paetro [Patterson, James & Paetro, Maxine]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Longanesi
pubblicato: 2024-01-18T23:00:00+00:00


60

Uscii dall’aula, presi le scale antincendio per evitare la folla nel corridoio e raggiunsi Yuki sul pianerottolo del secondo piano.

Il mio abbraccio la colse di sorpresa e per poco non rotolammo giù dalle scale tutte e due. Mi afferrai alla ringhiera, salvando entrambe dal ruzzolone, e scoppiammo a ridere.

«Con i tacchi alti non si scherza» disse Yuki scuotendo il dito con aria severa.

«Scusa» replicai. «Sei stata bravissima, Yuki. Hai surclassato quel verme di Gardner.»

«L’importante è avergli impedito di ottenere il rilascio di Burke su cauzione. Hai visto Brady in galleria?»

«No. Andiamo a cercarlo adesso.»

Yuki guardò l’ora. «Okay. Andiamo» rispose.

Si tolse le scarpe e, tenendole in una mano, salì con me al quarto piano. Entrando alla Omicidi vedemmo subito che Brady era in ufficio con due persone.

«Ci sono Cindy e il suo cameraman» disse Yuki. «Io mi defilo. È meglio se intervista Brady senza di me. Che ne dici di vederci da MacBain’s a fine giornata, bere un paio di birrette e chiacchierare un po’?»

«Ottima idea.»

MacBain’s, dove andavamo spesso a bere birra e mangiare hamburger, era comodissimo per me, Yuki e Claire, e non troppo distante per Cindy.

Alle sei ero già con Claire e Yuki a un tavolo contro il muro, fra la vetrina e il vecchio jukebox. Claire aveva aperto sul cellulare l’articolo di Cindy e lo stava leggendo ad alta voce con grande soddisfazione di Yuki. Pensai che Cindy era in ritardo come al solito e, neanche a farlo apposta, in quel momento la vidi entrare nel pub.

Si guardò intorno un attimo prima di individuare il tavolo con noi tre che ci sbracciavamo. Era carica di borsa, valigetta del computer, scanner radio e videocamera e le ci vollero un paio di minuti per sistemarsi.

Sydney MacBain le portò una Samuel Adams e rabboccò la ciotola delle patatine.

«Yuki, ho saputo che l’udienza è andata bene. Complimenti» disse Sydney.

«Grazie. La strada è ancora lunga, ma se non altro Burke è dentro.»

Dopo un brindisi a Yuki, le mie amiche ne fecero uno anche a me. Bevemmo lunghe sorsate e, dopo aver posato il boccale, dissi: «Vi ricordate quando facevamo una vita ’normale’?» Mimai le virgolette. «Quando il sabato e la domenica non si lavorava e c’era il tempo di leggere un libro, andare a correre, suonare la chitarra...»

Le ragazze mi guardarono come se fossi impazzita.

«Cosa ho detto di strano?»

«Quand’è stata l’ultima volta che hai suonato la chitarra, tesoro?» ribatté Claire.

«Be’, sarò un po’ arrugginita, ma so ancora suonare!»

Risero tutte, ma Claire più delle altre, perché sapeva che erano anni che non prendevo in mano una chitarra.

A furia di ridere, a Yuki andò di traverso la birra. Mentre tossiva, sul tavolo scese improvvisamente un’ombra. Alzai la testa per vedere cos’era e rimasi sbalordita: era mio marito Joe. Non veniva mai da MacBain’s. Come mai era lì?

«È successo qualcosa a Julie?» chiesi, in preda all’ansia.

«No. Sta benissimo. È in macchina con la signora Rose» rispose. Salutò le mie amiche, poi mi disse: «Amore, ho provato a chiamarti, ma eri irraggiungibile».

«Joe, lo sai che qui vige la regola di spegnere il cellulare.



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