Dalla parte del torto by Dome la Muerte & Pablito el Drito

Dalla parte del torto by Dome la Muerte & Pablito el Drito

autore:Dome la Muerte & Pablito el Drito [Muerte, Dome la & Drito, Pablito el]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Agenzia X
pubblicato: 2020-02-14T23:00:00+00:00


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Nell’estate del 1984 ebbi un incontro ravvicinato con uno dei miei idoli, Nico. Ricevetti una telefonata dalla mia agenzia, che era la stessa che gestiva il suo tour in Italia, la cui prima tappa era proprio Pisa. L’agente mi disse che per un errore Nico era arrivata in Italia con una settimana di anticipo ed erano già quattro o cinque giorni che l’agenzia pagava l’albergo a lei e a suo figlio. Tra l’altro, era la prima volta che i due si rivedevano dopo dieci o dodici anni. Ari era la fotocopia di suo padre, Alain Delon. Nico e Ari erano entrambi eroinomani. Lei aveva cominciato a usare la roba proprio per il dolore causato dalla separazione forzata con il figlio e non ai tempi dei Velvet Underground come tutti credono. L’agenzia mi chiese di ospitare mamma e figlio per tre giorni e io accettai. Il tour sarebbe partito proprio dal Victor Charlie, che da lì a poco avrebbe chiuso i battenti.

Li andai a prendere in albergo. Avevo preparato due letti singoli nel salotto di casa mia. All’inizio i rapporti non sono stati idilliaci, perché Nico era una di quelle persone a cui garbava provocare, tirare la corda fino a un minuto prima che si spezzi. Lei e Ari erano affamati, per cui cucinai una pasta. Lei avrebbe voluto pasteggiare a Coca-Cola, ma io non l’avevo. In compenso avevo del buon vino, ma Nico rispose che il vino non lo beveva. Siccome era vegetariana condii la pasta con del semplice sugo al pomodoro. Dopo qualche forchettata puntò una bottiglia di Amaretto di Saronno che era sull’armadietto della cucina. In ottimo italiano chiese: “Posso bere un sorso di quello?”. “Hai voglia!” le risposi. “Ce l’ho lì dal matrimonio e non l’ho mai aperto.” Pensai che l’avrebbe bevuto dopo pranzo, invece lo ingollò tra una forchettata e l’altra, e le piacque pure!

Ci volle un giorno per rompere il ghiaccio, ma poi, quando prendemmo confidenza, la massacrai di domande. Anche perché lei conosceva personalmente tutti i miei miti: Iggy Pop, Lou Reed, Brian Jones, Jimi Hendrix, Robert Wyatt, Jim Morrison, Andy Warhol, Joe D’Alessandro e persino Brian Gregory dei Cramps. Aveva con sé una copia del suo ultimo disco Drama of Exile e lo duplicammo su cassetta mentre mi autografava tutti i suoi dischi. Le feci ascoltare le registrazioni dei Not Moving. Mi disse che le piacevamo, ma che eravamo un po’ violenti.

Non vedevo su di lei i segni tipici della tossicodipendenza. Niente ematomi visibili. Solo dopo capii che s’iniettava l’eroina nel piede.

Fino a quel momento non avevo mai permesso a nessuno di farsi in casa mia, ma con lei feci un’eccezione. Mi spiegò che stava cercando di smettere da circa un anno e che voleva fare smettere anche suo figlio. Mi assicurò che si faceva il minimo possibile, giusto per non stare male. Mi mostrò una busta da un grammo e mezzo, dicendo che quella era la sua medicina per tutto il tour. Per stonarsi invece fumava erba. Era ben fornita, ne aveva un sacchetto.



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