Dieci motivi per uccidere by Raffaele Malavasi

Dieci motivi per uccidere by Raffaele Malavasi

autore:Raffaele Malavasi [Malavasi, Raffaele]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2023-07-27T22:00:00+00:00


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L’unica preoccupazione che li affliggeva era il cibo.

Che vita beata, la loro, che non dovevano nemmeno provvedere a procurarselo, dato che c’era qualcun altro che lo faceva. Gironzolavano tra alghe e coralli di plastica senza alcun pensiero, e di colpo pioveva dall’alto una cascata di particelle secche che a Lorenzo sembravano puzzolenti, ma che per loro costituiva una vera leccornia.

Si soffermò a scrutare Bill che ne ingurgitava una via l’altra, bramoso e instancabile, soffiandone diverse al compagno di acquario. Cocco, invece, si limitava a intercettare quelle che giungevano nel suo angolo e che Bill gli concedeva solo perché, nonostante gli sforzi, non arrivava a coprire l’intera vasca. Bill aveva sempre avuto l’istinto della supremazia e della sopraffazione anche con Pecos, il pesciolino che era stato il suo primo partner. Il pesciolino. Insostituibile, malgrado l’ultimo arrivato ce l’avesse messa tutta per rendersi simpatico e prendere il suo posto nel cuore di Lorenzo.

A rifletterci, in quel microcosmo che era l’acquario di casa Spada, al di là dell’apparente quiete si riproducevano i meccanismi che regolavano le relazioni tra le persone. Il più forte che esercita la sua superiorità, il più debole che tenta di ritagliarsi il suo angolo per sopravvivere e, nonostante questo, è costretto a subire i soprusi del primo. Il primo che ingrassa e costringe il secondo in uno spazio vitale sempre più angusto.

Quante volte Lorenzo aveva assistito ad atti di prepotenza da parte di chi può esercitare il potere per superiorità fisica, per i mezzi di cui dispone o per il ruolo che riveste? Lo aveva sperimentato a scuola sulla sua stessa pelle, lui bambino remissivo tormentato da un ragazzo più grande e forzuto. Lo provava ogni volta che si recava in palestra, dove le gerarchie erano basate in modo sfacciato non sul merito degli atleti ma sulle simpatie dell’allenatore. Aveva riconosciuto l’affermazione della legge del più forte, anzi, del più ricco, in Corrado Gibelli, che gli aveva portato via la sua Giulia e non certo perché era migliore di lui, ma grazie all’arroganza del suo status.

Ne aveva avuto la definitiva conferma quando era venuto a conoscere la prima verità sulla fine di sua mamma, colpita dalla prepotenza vendicativa di chi aveva usato la sua maggior forza per colpirla. La seconda verità, quella che suo padre stava cercando di scoprire, doveva contenere una manifestazione altrettanto vigliacca dell’esercizio del potere ai danni di una donna indifesa. Questo Castello, da quel che aveva potuto sbirciare nel dossier nascosto nel cassetto, corrispondeva in pieno al modello di colui che sfrutta la sua posizione per far del male agli altri, che non guarda in faccia a nessuno pur di raggiungere i suoi obiettivi, che è disposto senza pensarci due volte a calpestare chi osa mettersi sulla sua strada.

Stava pensando a come riuscire a cavare a suo zio, il giorno dopo, qualche informazione in più su questo balordo, quando suonò il campanello. Aveva guardato l’ora poco prima per decidere se andare a dormire o meno, ma tornò subito con gli occhi all’orologio. Erano quasi le undici, strano che suo padre non usasse le chiavi per rientrare così tardi.



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