Fois Marcello - 2016 - Manuale di lettura creativa by Fois Marcello

Fois Marcello - 2016 - Manuale di lettura creativa by Fois Marcello

autore:Fois Marcello [Fois Marcello]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Language Arts & Disciplines, Linguistics, General
ISBN: 9788858422885
Google: YacHDAAAQBAJ
editore: Giulio Einaudi Editore
pubblicato: 2016-05-02T22:00:00+00:00


Ricordarsi parte

Piú si legge Atzeni, piú ci si imbatte nella frustrazione di dover ammettere che non esiste un concetto di nuovo che non si porti dietro, o dentro, la maledizione del vecchio. I reduci de Il quinto passo è l’addio per esempio si convincono che l’impulso verso un nuovo a venire basti già ad assaporare quella novità presunta, ma sono costretti ad ammettere che è un entusiasmo di brevissima durata, come l’illusione. Cinque passi appena, che il veleno del serpente dà a chi pensa di poter sopravvivere al suo morso. Il morso della natura è tale che, proprio quando si promette il cambiamento, si sta coltivando il cognito (su connottu), quasi per una sorta di genetica della povertà e dell’inconsistenza umana.

Sergio Atzeni è uno scrittore straordinariamente generoso, ama i suoi personaggi fino al punto da vezzeggiarli nonostante la loro povertà morale e intellettuale (mischinetti). La sua Cagliari è come una zattera della Medusa, dove reduci di presunti tempi migliori vivono in costante confronto col vecchio che li sovrasta. Indigenti e preveggenti si aggirano nella città vecchia come turisti di se stessi. Vengono da quartieri senz’anima e fanno spedizioni verso il nucleo originario: Castello, Bastione, piazza Yenne. Sono piccoli rivoluzionari senza un vero progetto se non quello di trovare uno sbocco, qualunque sia, alla loro tremenda sete d’illusioni. Come archeologi testardi a cui manchi l’alfabeto per interpretare una lingua. Vecchio e tradizione non appartengono alla stessa categoria del pensiero. Ma si tratta di una sfumatura è per palati fini: nei personaggi di Atzeni l’impellenza di vivere sovrasta il bisogno d’analisi.

E in questo c’è molto del bivio in cui, come sardi, sempre ci troviamo: se di una cosa non si parla, di fatto non esiste. Se di scorie nucleari e di regioni pattumiera non se ne parla, non esistono. Se di abusi edilizi e cementificazione delle coste non se ne parla, non esistono. Se di degrado e sperequazione sociale non se ne parla, non esistono. Per la Sardegna esistono solo i balentes. Esistono anche i pochi metri quadri di coste smeraldate e tutto il campionario di nani e ballerine che li affollano. Esiste quello di cui si parla volentieri. Cosí il nuovo parrebbe imbastire illusioni, magari cementificazione non oltre due chilometri dalle coste, ma subito, cinque passi appena, ecco che gli assetti si sistemano. «Gattopardescamente» tutto cambia se niente cambia, ai padroncini vecchi si sostituiscono i nuovi. Illusione, entusiasmo, realtà, delusione, fine, addio. Il Dna della Sardegna, dell’Italia, dell’Europa, insomma. Qualcosa che ha a che fare con l’orgoglio come categoria presunta: abbastanza da vedere le alternative, non abbastanza da portarle fino in fondo. Uno scrittore come Atzeni può dirla lunga sui tempi che stiamo vivendo. Oggi che ci gloriamo di aver generato un nuovo corso, oggi che parliamo senza vergogna di «rinascimento» con la presunzione di chi ritiene possibile poter giudicare i propri tempi. Le nuove stagioni, i rinascimenti hanno il «difetto» che bisogna viverli e non si può giudicarli. Sergio Atzeni ha avuto l’accortezza, il buon gusto, la genialità di raccontare storie senza la presunzione della Storia.



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