Gerritsen Tess - Jane Rizzoli 02 - 2002 - Lezioni di morte by Gerritsen Tess

Gerritsen Tess - Jane Rizzoli 02 - 2002 - Lezioni di morte by Gerritsen Tess

autore:Gerritsen Tess [Gerritsen Tess]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Fiction, Thrillers, Suspense
ISBN: 9788850240531
Google: WSg4rgEACAAJ
editore: TEA
pubblicato: 2012-05-31T22:00:00+00:00


MARITO E PADRE AMOREVOLE

ANTHONY RIZZOLI

1901-1962

«È una provocazione», asserì Gabriel. «Ed è rivolta proprio a lei.»

13

La donna seduta accanto al letto di Korsak aveva capelli lisci e castani, che sembravano non aver visto da giorni né shampoo né pettine. Non lo toccava, limitandosi semplicemente a osservare il letto con sguardo assente, le mani in grembo, immobile come un manichino. Jane era in piedi fuori dalla stanza dell'unità di Terapia intensiva, indecisa se entrare o no. Poi la donna alzò lo sguardo e incrociò il suo oltre il vetro, e a quel punto Jane capì di non poter fuggire.

Entrò nella stanza. «Signora Korsak?» chiese.

«Sì?»

«Sono la detective Rizzoli. Jane. Per favore, mi chiami pure Jane.»

L'espressione della donna rimase immutata; quel nome non le diceva niente.

«Mi spiace, ma non so come si chiami», affermò la giovane detective.

«Diane.» La donna rimase in silenzio per un attimo; poi si accigliò. «Mi scusi. Mi dice di nuovo chi è lei?»

«Jane Rizzoli. Sono del Dipartimento di polizia di Boston. Lavoravo a un caso insieme a suo marito. Forse gliel'ha accennato.»

Diane scrollò le spalle e guardò il marito. Il suo volto non rivelava dolore né paura, solo il torpore passivo dell'esaurimento.

Per un istante Jane rimase in silenzio accanto al letto. Quanti tubi, pensò. Quante macchine. E in mezzo c'era Korsak, ridotto a un ammasso di carne inerte. I medici avevano confermato la diagnosi di attacco cardiaco ma, nonostante il polso fosse ormai stabile, Vince permaneva in uno stato d'incoscienza. Aveva la bocca semiaperta, da cui fuoriusciva un tubo endotracheale simile a un serpente di plastica. Una sacca appesa di fianco al letto si riempiva lentamente d'urina. Le lenzuola gli coprivano i genitali, ma il petto e l'addome erano nudi, e una gamba pelosa sporgeva da sotto il lenzuolo, rivelando un piede dalle unghie gialle e lunghe. Mentre osservava quei dettagli, Jane si vergognava di aver violato la sua privacy, di vederlo in una condizione di vulnerabilità estrema, eppure non riusciva a distogliere gli occhi da lui. Si sentiva obbligata a fissare, lo sguardo attirato da quei particolari intimi che, se fosse stato cosciente, Korsak non avrebbe voluto mostrarle.

«Ha bisogno di radersi», affermò Diane.

Una preoccupazione del tutto banale, ma era la prima frase spontanea di Diane. Non aveva ancora mosso un muscolo, era seduta perfettamente immobile, le mani flaccide, l'espressione placida scolpita come nella pietra.

Jane cercò qualcosa da dire perché si sentiva in dovere di confortarla, e optò per un cliché. «È un uomo combattivo. Non si arrenderà facilmente.»

Le sue parole caddero nel vuoto come pietre in uno stagno senza fondo. Nessuna increspatura, nessun effetto. Trascorsero lunghi attimi di silenzio prima che Diane la guardasse con i suoi occhi azzurri spenti. «Temo di aver scordato di nuovo il suo nome.»

«Jane Rizzoli. Suo marito e io eravamo impegnati in un'operazione di sorveglianza.»

«Oh, è lei.»

Jane rimase in silenzio per un istante, improvvisamente in preda a sensi di colpa. Sì, sono io. Quella che l'ha abbandonato. Che l'ha lasciato solo, moribondo, nell'oscurità, perché ero troppo impegnata a cercare di rimediare al casino di quella sera.



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