I Medici e le arti (Italian Edition) by Cristina Acidini

I Medici e le arti (Italian Edition) by Cristina Acidini

autore:Cristina Acidini [Acidini, Cristina]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Art
ISBN: 9788809803213
Google: xfYbBAAAQBAJ
Amazon: B00M8E6CGM
editore: Giunti
pubblicato: 2014-07-30T00:00:00+00:00


NEL CUORE DEL SEICENTO: DA COSIMO II A FERDINANDO II

Un’insistita volontà di legittimazione e celebrazione del proprio potere attraverso l’arte si ritrova nella seconda regina di Francia nata Medici, Maria, figlia di Francesco I e Giovanna d’Austria, sposa di Enrico IV nel 1600. Vedova dieci anni dopo e reggente in nome del Delfino dal 1610 al 1617, glorificò il marito defunto e se stessa commissionando al massimo pittore vivente, Pieter Paul Rubens, ventidue enormi tele con episodi biografici trasfigurati in chiave allegorica (1622-1625), destinate al palazzo del Luxembourg. Per Maria fu anche tessuta una serie di arazzi dedicati alla leggendaria figura di Artemisia di Caria, regina vedova e reggente, costruttrice del Mausoleo in onore del marito scomparso: originariamente concepito per Caterina de’ Medici, con i disegni di Antoine Caron rispecchianti le indicazioni del poeta di corte Nicolas Houel, il parato di quindici panni non era un semplice arredo, ma celebrava la figura politica della regina vedova, quale reggente ed educatrice del principe.

Nel 1609, la morte di Ferdinando I pose sul trono il suo maggiore Cosimo II, che aveva sposato l’anno prima Maria Maddalena d’Austria. Il regno del cagionevole Cosimo II fu relativamente breve, e alla sua morte nel 1621 tennero il governo la madre e la vedova, ovvero le devote reggenti, in attesa che il figlio di Cosimo, Ferdinando, raggiungesse l’età di governare: questi salì sul trono a diciott’anni, nel 1628, e nel 1634 sposò in forma privata Vittoria della Rovere, ultima della stirpe dei duchi d’Urbino, che gli era destinata fin dall’infanzia. Sarebbe morto nel 1670.

In questi anni difficili per la casata e per lo Stato (colpito dalla peste e ormai fuori dalle correnti della grande politica e della prosperità economica), non vennero tuttavia meno le attitudini medicee alla committenza e al collezionismo d’arte, che si protrassero fino all’estinzione della dinastia. Anzi nell’arco del XVII secolo esse si moltiplicarono e si differenziarono grazie ai ruoli via via più autonomi e incisivi che assunsero i cadetti, spesso originali collezionisti nonché signori di vere e proprie piccole corti, protettori d’artisti, di musicisti e scienziati. Agli Uffizi, nei palazzi, nelle ville continuarono dunque ad ampliarsi le raccolte di quadri e statue, con acquisti di pittura veneta, emiliana, d’Oltralpe, di Caravaggio e dei suoi seguaci: sotto Cosimo II soggiornarono a Firenze Artemisia Gentileschi e Battistello Caracciolo, e giunsero quadri di Gerrit van Honthorst e di Bartolomeo Manfredi.

All’affermarsi dei “generi” in pittura, furono acquistati in gran numero quadri con nature morte (da subito destinate alle ville), paesaggi di Paul Bril, battaglie di Antonio Tempesta e del Borgognone. Soggiornò a Firenze per quattro anni Filippo Napoletano, autore di paesaggi. Furono apprezzati artisti spiritosi come Jacques Callot e Stefano della Bella. Per amore delle tecniche più rare e bizzarre entrarono in voga quadri su rame, pietre dure, pietre paesine, lavagna.

Con inesauribile passione per le arti applicate, tutti i granduchi mantennero attiva l’Arazzeria (che cessò l’attività solo sotto i Lorena) e la Galleria dei Lavori, per la creazione di arredi dal fiabesco splendore. In particolare, continuò a



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