Il cane e l'anatra by Luca Sartori

Il cane e l'anatra by Luca Sartori

autore:Luca Sartori
La lingua: ita
Format: azw3, epub
pubblicato: 2014-01-13T23:00:00+00:00


Capitolo 8

Erano da poco passate le dieci e mezza di sera del 22 dicembre quando, seguendo scrupolosamente le istruzioni di Holmes, mi feci lasciare da un hansom cab in un punto preciso di St. Georgés Road. L’aria molto umida, quasi nebbiosa, era come un tumore che tentava di farsi strada fino alle ossa. Per tutto il tragitto mi ero stretto nel cappotto e mi ero maledetto più volte per non essere restato a casa. Mia moglie Mary non mi aveva chiesto spiegazioni, abituata a certe mie uscite notturne in compagnia di Holmes. Pagai il vetturino, un pover’uomo di sessant’anni che doveva aver preso più freddo di me e che cercava di scaldarsi bevendo del grog da una fiaschetta di metallo, e mi avviai verso l’ospedale. Ma ovviamente non sarei certo potuto entrare dal cancello principale. Holmes mi aveva chiaramente indicato un piccolo varco nella recinzione del fabbricato, raggiungibile dopo aver percorso una stradina sterrata che correva tra la staccionata dell’adiacente cantiere edile e i cortili posteriori del Bethlem. Percorsi la stradina nella quasi totale oscurità, sentendo il fango che mi si appiccicava alle scarpe, finché non scorsi un piccolo alone luminoso, un lampione a gas della recinzione, e con non poca fatica m’insinuai in una stretta apertura seminascosta dai cespugli, e mi ritrovai all’interno del cortile.

Camminai radente la recinzione fino a raggiungere la parte posteriore della palazzina, attraversai velocemente il prato fino alla parete in mattoni, e strisciai lungo di essa per raggiungere la porta d’ingresso. Bussai secondo un segnale convenuto, due colpi brevi, uno lungo, uno breve, e poco dopo, con mio grande sollievo, Holmes mi aprì la porta facendo capolino sull’uscio.

– Benvenuto Watson – sussurrò. – Alla fine ha deciso di venire, vedo. La sua curiosità non rimarrà insoddisfatta.

Entrai e seguii Holmes su per una rampa di scale. Il lumino della sua lanterna cieca rivelava passaggi di un ambiente desolato e in abbandono. Facemmo un giro di perlustrazione, passando da un corridoio all’altro, da una stanza all’altra. Il paesaggio era sempre lo stesso: muri spogli e corrosi dall’umidità, assiti dei pavimenti che formavano dossi innaturali e inquietanti, globi di vetro polverosi dove nessuna luce a gas avrebbe mai più brillato. Devo ammettere che rimasi piuttosto sorpreso quando Holmes mi condusse in una camera dove ancora si poteva trovare un letto, un armadietto e uno sgabellino rotto.

– È una cosa curiosa, no? Questa è l’unica stanza parzialmente arredata di tutta la palazzina. E non è tutto. Guardi qui…

Holmes puntò la lanterna cieca sul pavimento, indicandomi una strisciata nerastra che correva fino a una parete dove mi parve di vedere qualcosa di simile a un sacco di cartone sfondato.

– Carbone – sentenziò.

– Carbone?

– Sì. Come potrà notare su questo pavimento è stato trascinato un sacco di carbone… quello che vede là in fondo.

Ci avvicinammo alla parete dove stava il sacco quasi completamente vuoto.

– Un sacco da dieci libbre – soggiunse. – Giusto la quantità che serve ad alimentare una stufetta per qualche giorno. E guardi qua, sulla parete. Quegli aloni di fumo parlano da sé.



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